«Il mattino ha l’oro in bocca», dice un celebre proverbio: la Roma sembra averlo sposato appieno, confermando che «chi ben comincia è a metà dell’opera». Saranno pure luoghi comuni e frasi fatte, ma un fondo di verità lo contengono comunque, a maggior ragione quando di mezzo c’è il calcio.
A Crotone, così come già accaduto qualche settimana fa a Bologna, Mkhitaryan e compagni hanno ipotecato la pratica rossoblù già nel primo tempo: tre gol in trentacinque minuti, e poi la prevedibile gestione del risultato in ottica del prossimo impegno contro l’Inter. Al Dall’Ara i gol erano stati addirittura cinque, mentre con il Parma all’Olimpico (il 22 novembre) i giallorossi erano andati al riposo sul 3-0, proprio come due giorni fa allo “Scida”.
Che gli uomini di Paulo Fonseca siano particolarmente devastanti soprattutto tra il fischio d’inizio e l’intervallo è un dato di fatto: ventidue le reti segnate entro il 45′, a fronte delle cinque incassate. Numeri da primato europeo, e non a caso se si va ad analizzare la classifica relativa ai soli primi tempi, la Roma sarebbe in testa alla Serie A assieme al Milan con 32 punti. Nessuno ha segnato quanto Dzeko e soci prima del duplice fischio: le uniche ad avvicinarsi sono Atalanta (18 centri) e i rossoneri (17).
Per quanto riguarda i gol incassati, solo il Napoli ha fatto meglio (4): i giallorossi ne hanno preso uno in più, proprio come il Verona, autentica rivelazione di questo avvio di campionato. Andando ad analizzare più nella specifico il minutaggio dei centri all’attivo, emerge un dato molto interessante: delle ventidue reti totali nella prima frazione, otto sono arrivate nel primo quarto d’ora; più di un terzo, a dimostrazione del fatto che il tecnico portoghese chieda ai suoi di essere aggressivi fin dal fischio d’inizio.
Mentre tra il 15′ e il 30′ i gol sono solo tre, la Roma torna a scatenarsi nei quindici minuti che precedono l’intervallo: undici sigilli (il 50%) sono arrivati tra il 30′ e il 45′ più recupero; reti, queste, che spesso hanno il potere di tagliare le gambe agli avversari, o per lo meno di scombinare i piani tattici degli allenatori concorrenti, costretti a studiare nell’intervallo una strategia per tentare di rispondere.
La piacevole abitudine romanista è confermata anche dal dato Opta secondo cui era dal 1999-2000 che i giallorossi non segnavano tre o più gol nel primo tempo in tre partite di campionato: in quella stagione, precedente al terzo Scudetto, furono quattro le occasioni in cui gli uomini di Capello ci riuscirono (compreso il derby d’andata, vinto 4-1). (…)
FONTE: Il Romanista – L. Latini