Per le sfide fondamentali servono i titani. E chi meglio di Edin Dzeko, gigante nella stazza, nella classe e nei numeri, può interpretare il ruolo? Sembra cucito su misura per lui, leader e bomber, icona e punto di riferimento, non soltanto in campo. L’ultima giornata non ha fornito la sua versione più scintillante, ma tanto Fonseca quanto i compagni sanno di poter sempre contare su di lui, come confermano le tre reti nei tre turni precedenti disputati da titolare. Un ruolino il suo che trascende le realizzazioni. È piuttosto la sua presenza – fisica e carismatica – a costituire di per sé una garanzia.
Cui aggiunge un senso del gruppo non comune, lo stesso che lo porta a esultanze scalmanate per i gol dei compagni (non esattamente propri dei centravanti che restano all’asciutto) e a messaggi trasversali come quello diffuso dopo l’Inter: «Tutti insieme», a indicare la strada. Non a caso da un anno è diventato Capitano della Roma: proprio a gennaio scorso, di questi tempi (il 19 a Marassi, nella gara contro il Genoa), gli viene affidata la fascia. Prima di allora l’ha già indossata altre dieci volte nel corso della sua lunga militanza in giallorosso, ma sempre in assenza del graduato di turno. A sessione invernale in corso però appare ormai prossima la cessione di Florenzi, destinato al prestito al Valencia. Per evitare complicazioni, Fonseca decide di lasciare in panchina il jolly di Vitinia e allora tocca a Edin. Sulla scelta non c’è discussione, il bosniaco è da tempo uno dei calciatori più influenti nello spogliatoio.
E da Capitano designato il numero 9 si prende tutte le responsabilità del caso, caricandosi la squadra sulle spalle ancora di più di quanto già non abbia fatto: gol al Genoa, nella gara in cui la Roma ritrova la vittoria dopo il brutto inizio d’anno di fronte alle due torinesi; e gol soprattutto nella giornata successiva. Il derby. Uno stacco imperioso di nuca ad anticipare Strakosha e sovrastare i suoi diretti marcatori che vale il vantaggio a metà primo tempo. I giallorossi surclassano in lungo e in largo gli avversari, che pure arrivano da un’incredibile (in senso letterale) serie di risultati utili consecutivi.
Ma la coppia formata da Calvarese (in campo) e Mazzoleni (al Var) combina disastri, prima convalidando il pari di Acerbi viziato da un fallo in attacco, poi negando un rigore già concesso – e solare – con Kluivert steso a tu per tu col portiere biancoceleste. La sfida termina 1-1, risultato che alla Roma sta strettissimo per quanto visto nei novanta minuti, e che in qualche modo finisce per attenuare la gioia di Dzeko per la sua terza firma personale ai rivali di sempre. Un ritorno al gol nel derby che Edin attendeva dalla sua prima stagione romanista, quella passata agli annali come “deludente”, eppure in grado di regalare almeno tre perle indimenticabili. Ovvero il primo centro in assoluto con la Juventus e altri due in altrettante sfide al club di Formello, entrambe stravinte (2-0 la prima, 4-1 l’altra). (…)
FONTE: Il Romanista – F. Pastore