Non sarà facile scrollarsi di dosso la sconfitta nel derby. I precedenti parlano chiaro. Insegnano che il dolore della sconfitta in casa giallorossa è più acuto, fa molto più male, il lutto resiste nel tempo, forse perché vissuta, la sconfitta, come uno sfregio a qualcosa che ritieni essere un tuo diritto naturale e che, invece, devi conquistarti ogni volta sul campo.
Urge riflettere, ma urge soprattutto agire. Fosse per me farei un contratto a vita a Paulo Fonseca. Come l’avrei fatto, a suo tempo, a Rudi Garcia (non l’avrei fatto a Luciano Spalletti, grande allenatore ma uomo ad altissimo voltaggio, i cui black out sono puntuali come le stagioni). Uomini eleganti, intelligenti, affabili, con una naturale capacità di trovare la misura giusta nelle cose.
A proposito di sfregi, il problema spesso di questi uomini eleganti è passare all’atto, quando l’atto implica una forzatura. Fonseca capisce al volo le cose, non sono sicuro che abbia dentro di sé l’energia luciferina, alla Conte o alla Mourinho, per tradurle nell’immediato. Sono sette le squadre in corsa per tutto e la Roma di venerdì sera è la più debole di personalità. Le esitazioni sono nello spartito dell’essere umano, Fonseca esca dal suo spartito.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Dotto