Stessi punti, 32. Stessa posizione, secondo posto. Opposte visioni calcistiche. Non è detto che Roma-Milan di stasera faccia chiarezza sull’anti-Juve, un pareggio permetterebbe ad Allegri di allungare ancora sulle due inseguitrici. Di sicuro dirà qualcosa sui differenti modi di fare calcio delle due squadre. Progressista la Roma, se per progresso si intende la positività, la ricerca del gol. Conservatore il Milan, se conservazione significa massima attenzione agli equilibri.
TRASFERTISTI – Eppure in stagioni vicine i due allenatori, Luciano Spalletti e Vincenzo Montella, appartenevano allo stesso campo del progressismo calcistico. Il Montella milanista ha cambiato filosofia, per necessità e per profili giocatori si è votato a un calcio speculativo, con la ripartenza – il vecchio contropiede – come principale arma di offesa. Il Milan «montelliano» nelle prime 15 giornate ha concesso 221 tiri agli avversari e per trovare un dato peggiore bisogna guardare alla parte destra della classifica. Diciannove i gol subiti, né tanti né pochi: il giusto mezzo di una squadra che si difende perché sa difendersi, brava a riciclare «seconde e terze» palle. Significativo il numero delle vittorie in trasferta, quattro come Napoli, Lazio e Atalanta, e una in meno della Juve, ma il Milan deve giocare stasera e può raggiungere i bianconeri. Il Milan ha vinto a Verona col Chievo, a Genova con la Samp, a Palermo e a Empoli, al fondo di incontri vissuti con spirito di sacrificio, da provinciale. A Napoli ha perso di netto, idem col Genoa a Marassi. Oggi sapremo se il calcio speculativo di Montella è cresciuto abbastanza da reggere l’impatto con l’offensivismo di Spalletti. L’assenza di Bonaventura potrebbe pesare un sacco, fin qui il tuttocampismo di «Jack» ha risolto una montagna di grane a Montella. Le voci della vigilia assegnano un posto da titolare a Bertolacci, in campo per pochi minuti alla prima giornata contro il Torino e poi sempre fuori per infortunio: è sicuro Montella che una gara tanto difficile sia l’occasione giusta per il rilancio in pianta stabile? Anche la mossa Honda per Niang ha (avrebbe) i contorni dell’azzardo.
CASA DOLCE CASA – Sette vittorie su sette match all’Olimpico. La Roma ha costruito le sue fortune in casa e va a caccia dell’otto su otto, «full» interno di cui può fregiarsi la Juve. Di più, la Roma ha vinto le ultime dieci gare di campionato all’Olimpico, le sette della stagione in corso e le ultime tre del 2015-2016. Virtualmente Spalletti dispone del miglior attacco: 35 gol segnati, gli stessi della Juve, che però conta una gara in più, quella di ieri col Torino. L’assenza di Salah ha ridotto la velocità della Roma, ma ne ha abbassato il tasso di frenesia, ha tolto al gruppo la soluzione comoda, quasi scontata, della palla lunga per il velocista egiziano, e ha rimesso al centro la creatività di Perotti. Se il Milan avrà delle chance, se le costruirà in buona parte sulla sua fascia destra, la sinistra della Roma, dove Emerson è terzino più spingente che respingente: in questa ambiguità tecnico-tattica potrebbe infilarsi Suso col suo carico di virtuosismi nella velocità. Altro snodo cruciale il faccia a faccia tra Nainggolan e Locatelli, esame di maturità per il ragazzo del Milan.
AGLI ANTIPODI – La diversità tra Roma e Milan si sublima nei centravanti. Dzeko e Lapadula sono nove opposti. Torreggiante e potente il bosniaco, strisciante e talentuoso l’italo-peruviano. L’elefante e il serpente, per usare un’immagine animalistica. Dzeko, presumiamo, godrà di rifornimenti ottimi e abbondanti. Lapadula sarà servito col contagocce, dovrà capitalizzare ogni briciola, ma potrebbe fruire di spazi, così come Dzeko potrebbe soffrire di claustrofobia. Tra i due chi deve dimostrare qualcosa è Lapadula: i suoi primi quattro gol in Serie A li ha rifilati a Palermo, Empoli (doppietta) e Crotone. Stasera, contro un avversario di spessore, disporrà della prima vera occasione per dare prova di essere centravanti d’alto livello.