Non c’è più tempo per i convenevoli, conta soltanto rialzarsi. È sembrato quasi un altro Paulo Fonseca l’uomo che si è seduto davanti ai microfoni della sala Champions di Trigoria per la consueta – ma quanto mai atipica – conferenza stampa alla vigilia della gara con la Fiorentina. Il tecnico, finito per l’ennesima volta sul banco degli imputati dopo la gara persa con il Milan, ha accantonato per un momento il consueto aplomb rispondendo punto su punto alle critiche piovute sulla sua Roma: «Abbiamo sempre reagito bene dopo le sconfitte, ho visto una squadra che ha capito cosa non è andato e dove deve migliorare. Non siamo entrati in depressione come magari capita a qualcuno all’esterno quando non vinciamo. Siamo stati sempre equilibrati, non gli abbiamo permesso di organizzarsi. Siamo noi che ci creiamo i problemi, non è una questione di organizzazione difensiva. Il Milan ha creato occasioni quando noi abbiamo sbagliato in costruzione, questo è successo anche in altre partite. È un problema di decisioni, di perdere palloni all’inizio della costruzione».
Esattamente ciò che è successo nei primi minuti del match di domenica scorsa, quando i rossoneri hanno sfiorato più volte il gol a causa di palloni persi inspiegabilmente da Fazio e Pau Lopez in fase di costruzione. Gli errori evidenti del portiere però non hanno fatto vacillare le certezze di Fonseca, che ha confermato la titolarità dello spagnolo e non sembra intenzionato ad abbandonare l’idea di iniziare l’azione dal basso: «Giocherà ancora Pau Lopez. È importante che il nostro portiere giochi con la squadra – ha spiegato l’allenatore giallorosso – se abbiamo la palla e non abbiamo altre soluzioni dobbiamo dare il pallone agli avversari o tornare a giocare da dietro? La differenza è sapere quando possiamo giocare e quando non possiamo farlo. Se la squadra ha una pressione forte non possiamo rischiare. Nel caso in cui Pau ha sbagliato il passaggio (favorendo il gol di Rebic, ndc) non avevamo pressione e potevamo iniziare a giocare. Abbiamo sbagliato e loro hanno segnato, ma non c’era pressione. È stato un errore».
Errori troppo frequenti che Fonseca sta cercando di risolvere il prima possibile insieme allo staff tecnico, consapevole che i prossimi mesi saranno decisivi per il suo futuro e per quello del club. La conquista di un posto in Champions sembra l’unica strada percorribile per mettere a tacere le voci su un eventuale cambio al timone a fine stagione, ma per raggiungere l’obiettivo il tecnico non è intenzionato ad abbandonare i suoi principi tattici.
Guai a parlare di cambio di identità: «Tutte le squadre ne hanno una ben definita. Noi siamo quinti, ci sono sette squadre che vogliono entrare nei primi quattro posti e tutte hanno un’identità. Tutti cambiano il modo di giocare dopo una sconfitta? Non credo. Il Milan,la Lazio e l’Atalanta giocano sempre allo stesso modo, anche il Napoli e la Juve. Cambiano identità? No. Quello che cambia è la strategia per ogni partita. Noi siamo una squadra che normalmente pressa alto. Contro il Milan non lo abbiamo fatto, è stata una strategia ma la nostra identità non è cambiata. Le grandi squadre non cambiano in funzione dei risultati, per me questo è un punto molto chiaro».
Una reazione forte da parte di Fonseca, che non ha mai smesso di credere nel valore del suo gruppo e ieri lo ha ribadito. Adesso tocca ai giocatori mostrare sul campo la stessa voglia di rispedire le critiche al mittente.
FONTE: Il Tempo – E. Zotti