La questione di Juventus-Napoli che prima si doveva giocare a ottobre 2020, ma poi è stata assegnata a tavolino per 3-0 alla Juve perché il Napoli non si è presentato a Torino, ma poi è tornata in calendario perché lo ha deciso il Coni, e poi è stata fissata per il 17 marzo, ma poi è stata spostata al 7 di aprile è, francamente, ridicola, soprattutto se è vero quello che ci hanno raccontato.
Per intenderci, i due gran visir dei rispettivi club – Andrea Agnelli e Aurelio De Laurentüs – che prima si sopportavano, ma poi non si sopportavano più, ora sono tornati a sopportarsi in nome del «troviamo una data che faccia comodo ad entrambi». Siccome il 17 marzo risultava scomodo per questioni di “incastri”, hanno chiesto di poter giocare il 7 aprile. E il problema non riguarda esclusivamente i due patron che «chiedono» (o meglio, non solo), semmai il famigerato Palazzo che dice «ok, va bene».
Per carità, è vero che siamo in epoca pandemica ed è giusto venirsi incontro, ma a questo livello si rischia di creare un fastidioso precedente, ovvero quello dei presidenti che si accomodano il calendario a piacimento e, così facendo, offrono clamorosi assist a tutti i loro colleghi per avanzare future richieste al grido di «lo avete fatto con loro, ora cortesemente fatelo anche con noi» (è successo in passato, ma mai con “terzi” club coinvolti).
No, la scelta di spostare questa partita – che già ha fatto discutere fin troppo – non è il massimo, soprattutto perché trasforma la Serie A in una sorta di «torneo della parrocchia» dove don Alfio lascia che i bimbi scelgano a loro piacimento questo e quello. Ieri, sui micidiali social, è partita la campagna – a questo punto legittima – #RinviateRomaNapoli, partita in programma domenica 21, ovvero solo tre giorni dopo la trasferta di Europa League dei giallorossi in Ucraina.
Il senso è: se il Napoli può giocare dopo una settimana di riposo, allora è giusto accordare un giorno in più alla Roma dopo la sfacchinata europea (in fondo ci si gioca la qualificazione alla prossima Champions League, mica bruscolini). Sentite Fonseca, tecnico dei giallorossi: «Anche per noi preparare la partita contro il Napoli dopo quella con lo Shakthar in Ucraina è diverso. Per me è difficile capire, ma se fossi nella posizione di Gattuso magari anche io non avrei voluto giocare la partita, questo è normale». Posizione chiarissima e, nel frattempo, il club giallorosso ha chiesto spiegazioni ufficiali alla Lega Calcio.
Lo stesso Milan, impegnato a sua volta giovedì nella gara di ritorno contro il Manchester United, potrebbe indicativamente chiedere di spostare la sfida con la Fiorentina di domenica 21 marzo alle 18 e, seguendo questa nuova “usanza”, tutti potrebbero farsi i fatti loro in nome del «gioco quando voglio». Non ci siamo, decisamente no. La partita che più di tutte ha segnato la stagione a livello di polemiche da bar (e anche “non da bar”) continua a far parlare per questioni decisamente poco sensate. «Ma è già successo in passato di spostare partite previo accordo tra club», dirà qualcuno. Decisamente non con queste modalità.
FONTE: Libero – F. Biasin