Viene fuori il lato umano di Francesco Totti, oltre che il leggendario calciatore, nel la serie Sky Original «Speravo de morì prima», da venerdì 19 marzo alle 21.15 su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv. Tra presente e passato, pubblico e privato, il dramedy in sei episodi diretto da Luca Ribuoli ripercorre anche con leggerezza e arguta ironia l’ultimo anno e mezzo di carriera dell’ex numero 10 della Roma, interpretato da un sorprendente Pietro Castellitto, dal ritorno in panchina di mister Spalletti fino allo struggente addio al calcio dell’attaccante, avvenuto il 28 maggio 2017.
Scritta da Stefano Bises, Michele Astori e Maurizio Careddu, e tratta dal libro «Un capitano» di Francesco Totti e Paolo Condò, la serie vede nel cast anche Greta Scarano nei panni di Ilary Blasi, Gian Marco Tognazzi nel ruolo di Luciano Spalletti, Monica Guerritore e Giorgio Colangeli, in quelli dei genitori di Totti, Fiorella e Enzo, quest’ultimo recentemente scomparso.
Dallo Stadio Olimpico di Roma, dove è stata presentata la serie, mentre la stampa era collegata su Zoom, Castellitto, grande fan sin da piccolo di Totti, cresciuto con il suo posterin cameretta, ha detto: «La sfida era riuscire a creare una maschera che lo evocasse e lo stupisse. Ho passato la maggior parte delle domeniche della mia vita su questi seggiolini blu, ma non lo avevo mai conosciuto prima. Interpretarlo è stato uno scherzo del destino, come aver ritrovato un diario che ho scritto a nove anni».
L’attore ha voluto leggere una pagina di quel cimelio dedicata proprio al «mitico e sublime» Totti, declamando un passaggio che ha definito «uno dei migliori sillogismi della logica occidentale»: «Totti è come la camera d’aria di un pallone. E se la camera d’aria non c’è, il pallone non c’è. E se Totti non c’è, la camera d’aria non c’è, e non c’è neanche il pallone. E se il pallone non c’è, il calcio non c’è, e quindi il calcio non è calcio, se Totti non c’è».
Ma cosa ha scoperto Castellitto di Totti dopo averlo incontrato? «Un uomo incredibilmente loquace e capace di tenere banco – ha risposto – Anche molto consapevole del mito che è e che rappresenta». Il calciatore ha vestito per oltre un quarto di secolo la maglia giallorossa. «È stato fedele alla sua casacca, cosa che forse in ambito politico avviene soltanto con i dittatori», ha detto l’attore, aggiungendo che «la lealtà ti permette di essere amato da tutte le tifoserie pur essendo sempre stato con un’unica squadra. Totti è per sua natura archetipo e tutti si potranno riconoscere in lui, a prescindere dall’essere tifosi o meno».
In un breve videomessaggio di ringraziamento, Totti in persona ha detto: «Pietro ha cercato di farmi uscire come sono. Ho scoperto aspetti che non conoscevo del mio carattere». E, infatti, l’intento dei produttori della serie è stato proprio quello di mostrare il lato più intimo del calciatore.
«Abbiamo fatto emergere l’aspetto più privato e umano di Totti con un tono pop e leggero, senza mancare di rispetto all’uomo che si trova a fare i conti con la fine di una carriera gloriosa», ha spiegato Nicola Maccanico, Executive Vice President Programming Sky Italia. Virginia Valsecchi di Capri Entertainment (che ha prodotto la serie insieme a Wildside, The New Life Company e Fremantle) ha aggiunto: «Non era facile raccontare la storia di un mito così. La serie è un’epica sportiva, una commedia, un dramma, perché la vita di Francesco è stata tutto questo. Totti è un personaggio positivo e carismatico, che si è sempre saputo rialzare in piedi e ha portato avanti la sua passione. E le nuove generazioni hanno bisogno di figure così nelle quali potersi riconoscere».
Fondamentale nella serie è il legame di Totti con la moglie Ilary. «È stato eccezionale interpretare la donna che gli è stata accanto in quel momento e non ha avuto paura di dirgli quello che pensava», ha detto la Scarano. Ma altrettanto importante è il rapporto conflittuale tra il calciatore e Spalletti, che nella serie mettono in scena una sorta di duello western. «Non mi piaceva l’idea dell’antagonista – ha spiegato Tognazzi – Ho cercato di avvicinarmi alla filosofia dell’allenatore e di lavorare sul non detto tra i due personaggi».
FONTE: Il Tempo – G. Bianconi