Settantadue ore. Il minimo indispensabile richiesto fra una partita e la successiva sarà il tempo a disposizione della Roma, fra la fine della gara di Europa League con lo Shakhtar e l’impegno che la attende in campionato contro il Napoli. In mezzo un volo, il rientro in Italia, presumibilmente con poche ore di sonno sulle spalle, un allenamento di scarico e uno di rifinitura. Tutto nel momento cruciale della stagione.
Così è, anche se non vi pare, come da risposta della Lega ai chiarimenti richiesti dalla Roma sul rinvio del match degli azzurri, fino a qualche giorno fa in programma oggi. Va da sé che alla luce dei differenti atteggiamenti dei padroni del vapore nei confronti dei due club chiamati a contendersi domenica all’Olimpico un posto al sole (altro che omonimo presunto derby), la squadra di Fonseca è chiamata a fare di necessità virtù.
Domani a Kiev sarà Lei a dare un senso alla partecipazione italiana alle coppe europee, visti anche i risultati delle altre. E dovrà farlo tenendo necessariamente un occhio alla sfida di campionato. Ovvero cambiando buona parte delle due formazioni.
È vero che il risultato del match d’andata con lo Shakhtar è di quelli “da ipoteca del passaggio del turno” (scongiuri autorizzati), ma la gara di ritorno va giocata con la stessa concentrazione di giovedì scorso. Gli ucraini restano gli avversari temibili del giorno del sorteggio e la presenza del pubblico – soprattutto in mancanza di abitudini recenti – può influire anche sull’atmosfera del campo, sia pure ridotta a quindicimila spettatori.
Fortunatamente la qualità della rosa giallorossa permette a Fonseca di schierare una squadra di tutto rispetto anche senza ricorrere a tutti i componenti dell’ossatura più utilizzata. Partendo dalla difesa, dove Mancini non si ferma dal match di campionato con lo Spezia dello scorso 23 gennaio: nell’ultimo mese e mezzo ha disputato undici partite, tutte per 90 minuti.
E anche se è per distacco il miglior elemento del reparto nell’ultimo periodo, un turno di riposo può essergli utile. Proprio nell’andata con gli ucraini prima di segnare aveva avvertito una noia muscolare, per fortuna tenuta poi a bada. (…)
FONTE: Il Romanista – F. Pastore