I veleni di Pallo-Tweet e i dubbi di Tiago Pinto. Marzo per Roma e la Roma non è mai stato un mese qualsiasi, e lo sa bene Giulio Cesare. Stavolta a crollare è Fonseca che aveva ricevuto a gennaio l’appoggio del general manager chiamato ora a disegnare la Roma del futuro. Una prova enorme visto che questo compito al Benfica era competenza di Rui Costa. Così sulla scelta dell’allenatore prova a dispensare consigli pure il management italiano che da mesi appoggia Allegri o Sarri. L’idea di Pinto, invece, è quella di affidarsi a un tecnico più giovane che possa sposare più serenamente il «progetto a medio-lungo termine».
Il portoghese in queste settimane dovrà pure scegliere l’allenatore della Primavera: Alberto De Rossi è in scadenza e nessuno gli ha proposto il rinnovo. A generare ancora più confusione e divisioni ci si mette Pallotta, assente per anni e ora vorace di tweet e polemiche. Dopo l’attacco a Monchi («Pastore? Uno dei suoi acquisti orribili. Io e Baldini volevamo Ziyech. E l’arrivo Nzonzi mi puzza troppo») ieri l’ex presidente ha puntato il dito su Trigoria: «La politica interna e l’interesse personale ostacolano ciò che è buono per la Roma, spero solo che i tifosi capiscano queste sciocchezze e permettano ai Friedkin di lavorare».
Il riferimento alla dirigenza italiana è chiaro. I tifosi non hanno gradito (eufemismo) l’ennesima uscita del proprietario del ristorante Nebo. Buone notizie, invece, per Totti che diventa agente domiciliato e potrà quindi operare sul mercato insieme al procuratore De Montis. E pensare che proprio Francesco aveva proposto Ziyech.
FONTE: Leggo – F. Balzani