«Non ci sono acquisti falliti, ma rendimenti deludenti». Questa è una delle frasi preferite di Monchi, il re Mida del Siviglia in procinto di portare la sua enorme conoscenza al servizio della Roma. Come vedete nel campetto qui a fianco, in 16 anni di servizio il d.s. ha realizzato affari meravigliosi per il club che ama dal profondo del cuore. Però ci sono stati anche quelli che tifosi e giornalisti definiscono fallimenti: Konko, Arouna Koné, Llorente, Konoplyanka, Acosta, De Mul, Mosquera, Cigarini, Immobile per citarne alcuni. Monchi rifiuta il termine perché è un signore e perché non dà mai le colpe a un giocatore ma a se stesso e al club: «Prendiamo Arouna Koné – ci diceva – da noi non ha funzionato, è andato al Levante e ha fatto 17 gol. Non era colpa sua. O Konoplyanka: dopo due mesi voleva buttarsi giù dal terrazzo, non si è adattato. Quando prendi un calciatore il fattore umano non è calcolabile».
CANTERA D’ORO – La forza di Monchi, oltre che tecnica, è economica e sportiva: quando molla i guanti da portiere e si mette dietro la scrivania, anno 2000, il Siviglia è appena retrocesso e, come ricorda lui, «non aveva i soldi nemmeno per comprare i palloni». In bacheca 4 trofei, l’ultimo conquistato 51 anni prima. Negli ultimi 10 anni sono arrivate 14 finali e 9 titoli. E soldi a palate. Dal nostro campetto di miracolose compravendite abbiamo escluso i canterani: solo con le vendite di Sergio Ramos, José Antonio Reyes, Jesus Navas, Alberto Moreno e del laziale Luis Alberto (gli ultimi 4 sul proficuo mercato inglese) il Siviglia ha incassato altri 104 milioni.
CIRCOLO VIRTUOSO – Comprare bene, vincere, vendere meglio, ricomprare, rivincere, rivendere: è il circolo virtuoso di Monchi che infatti sul podio dei colpi migliori mette Dani Alves, Kanouté e Luis Fabiano, anche se gli ultimi due non sono stati rivenduti a scopo di lucro: «Però ci hanno fatto vincere, e in curva non fanno striscioni per le plusvalenze – ride –. Siamo una squadra, non un negozio».
NOTIZIA DEL GIORNO – A Siviglia il probabile addio del d.s. è stata la notizia del giorno. Ora viene il difficile: trovare il modo migliore di dirsi addio. Nella sempre caliente piazza del Sánchez Pizjuán c’è chi per gratitudine concede a Monchi la possibilità di fare ciò che vuole, ma anche chi considera un tradimento anche il solo pensiero di mollare il club. Una divisione che per certi versi si vive anche in casa del dirigente: la moglie vorrebbe cambiare aria, mentre i figli, attaccatissimi alla squadra, ragionano da tifosi e temono le conseguenze sportive di un eventuale addio del padre. Pensiero in linea con quello del presidente Castro: «Qui nessuno è imprescindibile, ma se proprio devo indicare qualcuno quello è Monchi», ha detto di recente. Il d.s. ha ancora 3 anni di contratto (scadenza 2020) e una clausola di rescissione da 5 milioni: l’ultimo colpo della sua gestione al Siviglia potrebbe essere se stesso. Per la Roma sarebbe un grande acquisto a un ottimo prezzo.