Si porta a casa il punto e la reazione. Che di questi tempi non cambia granché ma non è neppure da buttare via. Paulo Fonseca chiude un’altra partita contro una «big» senza vincere, però almeno non la perde. E cerca di tenere alta l’autostima del gruppo, commentando soprattutto il lato positivo del pomeriggio dell’Olimpico.
«Non è facile affrontare l’Atalanta – spiega il portoghese – aveva vinto nove delle ultime dieci partite. Noi abbiamo deciso di rischiare pressandoli alti, abbiamo avuto problemi nella marcatura preventiva e abbiamo sofferto i loro contropiedi. Non siamo stati bravi a reagire, ma bisogna pure riconoscere i loro meriti». Dall’espulsione di Gosens in poi si è vista un’altra gara.
«Abbiamo dimostrato personalità e aggressività – sottolinea l’allenatore giallorosso – contro un avversario fortissimo. Già prima del cartellino rosso a Gosens stavamo giocando meglio. Potevamo anche vincerla nel finale, però devo essere onesto e ricordare che l’Atalanta aveva avuto molte occasioni, quindi il risultato è giusto».
La testa è proiettata da tempo alla semifinale di Europa League contro il Manchester United, avversario che Fonseca ha già studiato nel dettaglio. «Prima c’è la trasferta di Cagliari – ricorda il tecnico – dobbiamo prepararla per vincere.
Intanto i segnali sono stati positivi. Il Milan ha fatto due buone partite contro gli inglesi, principalmente a Old Trafford. Ho visto quasi tutte le gare dello United, ogni avversario lo ha affrontato in modo diverso, dobbiamo studiare la migliore formula». Potendo contare, magari, su qualche recupero dall’infermeria.
«Vediamo questi giorni, ma possiamo riavere giocatori per la prossima settimana e qualcuno già a Cagliari». Gli leggono le statistiche sul possesso palla – 61% per i giallorossi – e il portoghese spiega che «è una nostra preoccupazione sulla quale abbiamo lavorato, nel primo tempo forse abbiamo avuto più possesso e non è facile contro l’Atalanta». Nel finale si è affidato a Borja Mayoral in coppia con Dzeko, soluzione che non è bastata per vincere.
«Abbiamo già provato e non abbiamo avuto risultati, onestamente non mi è piaciuto. Con due attaccanti insieme devono cambiare anche le intenzioni e l’identità e della squadra. Diventa difficile in questo momento visto che si gioca ogni 3 giorni». E di partite che contano davvero ne restano due. Sperando diventino tre.
FONTE: Il Tempo – A. Austini