Sul banco degli imputati si sono seduti solo Beppe Marotta e Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Inter e presidente del Milan: presenti ma ben lontani dal proposito di rassegnare le dimissioni. Il grande manovratore del progetto che ha sconvolto il mondo del pallone ha scelto invece di non collegarsi alla videoriunione dei presidenti di serie A.
Andrea Agnelli, il più atteso della giornata, ha inviato in sua vece l’avvocato Cesare Gabasio e il Chief Revenue Officer Giorgio Ricci. Rimasti in religioso silenzio nelle quasi tre ore di assemblea. Le tensioni accumulate negli ultimi giorni sono state al centro dell’importante discorso di Paolo Dal Pino che, con tono fermo e severo, ha ripercorso passo dopo passo le tappe della sofferta vicenda dei fondi intrecciata, con il senno di poi, al blitz fallito della Superlega.
“Abbiamo tutti compreso il motivo per il quale di giorno tessevano la tela e di notte la disfacevano” ha dichiarato il presidente di Lega: chiarissimo il suo riferimento a bianconeri e nerazzurri.
Nel suo intervento non ha certo dimenticato anche Lazio, Napoli, Fiorentina, Atalanta e Verona, firmatari insieme a Juve e Inter, della lettera di sfiducia nei suoi confronti. “Ai club che al contrario mi sostengono dico che non mi dimetto e non mi lascerò intimidire, fiducioso che si torni a lavorare con spirito associativo“.
I presidenti hanno così approvato il bando per il pacchetto 2 e ottenuto la rassicurazione dei legali dopo il ricorso d’urgenza di Sky all’assegnazione dei diritti tv a Dazn. I club hanno votato i criteri per la distribuzione dei proventi da diritti tv legati alla quota del pubblico prima che Massimo Ferrero introducesse l’argomento del giorno. “Facciamo finta di niente o qualcuno doveva presentare le dimissioni?“.
La sorpresa risiede nelle risposte date da due manager che invece di essere offesi per il potenziale danno della creazione della Superlega hanno dato manforte agli alleati. “Lo capisci o no che questi sono dirigenti che attaccano l’asino dove vuole il padrone?” è intervenuto De Laurentiis a difesa di Marotta e Scaroni, mentre Joe Barone della Fiorentina perentorio ha urlato: “L’argomento non è all’ordine del giorno”. Così contrariamente a quanto avviene in Premier dove i dirigenti dei sei club ribelli sono stati invitati a lasciare cariche istituzionali, in Lega ogni decisione in merito verrà presa in una prossima assemblea.
FONTE: Il Corriere della Sera – M. Colombo