È tutto vero. José Mourinho sarà l’allenatore della Roma per le prossime tre stagioni. La notiziona che ha colto tutti di sorpresa, si è materializzata intorno alle quindici di ieri pomeriggio. Quando, sul sito giallorosso, è apparso il comunicato che ufficializzava il contratto triennale firmato dallo Special One. Così, dopo mesi di silenzio, i Friedkin sono tornati prepotentemente sul palcoscenico, ingaggiando uno degli allenatori più iconici di sempre, un tecnico che ha scatenato l’entusiasmo dell’intera tifoseria che aveva decisamente bisogno di una botta di futuro per tirarsi su dopo le ultime vicende in campo.
L’annuncio, poche ore prima, era stato anticipato da un altro comunicato in cui si ufficializzava che alla fine di questa stagione si sarebbero divise le strade tra la Roma e Paulo Fonseca. Una scelta che aveva lasciato anche un po’ perplessi (perché non farla venerdì prossimo dopo la gara di ritorno contro il Manchester United?), ma, come poi si è capito, era soltanto propedeutica all’annuncio dello Special One.
Un comunicato, quello dell’addio a Fonseca, peraltro preteso fortemente dal presidente Dan Friedkin che ha voluto comunque garantire l’onore delle armi all’attuale tecnico per i suoi due anni di lavoro sulla panchina romanista vissuti con un’eleganza e un’educazione d’altri tempi, confermate anche nel giorno dell’addio.
E così, sfumata da tempo la suggestione Massimiliano Allegri, ridimensionato il corteggiamento a Maurizio Sarri che, soprattutto nelle ultime due settimane, è stato probabilmente un utile specchietto per le allodole per coprire il reale obiettivo della proprietà, lo Special One è diventato il primo allenatore scelto dai Friedkin. Che, pur con i loro silenzi, da tempo avevano fatto capire di voler puntare su un nome forte, su un tecnico di primissimo livello per cominciare a dare contorni più precisi alle ambizioni per un futuro che si vuole competitivo ai massimi livelli.
Aver preso Mourinho non può che costituire una garanzia per un domani più entusiasmante del malinconico presente. Lo stesso tecnico portoghese, per quel poco che filtra da Trigoria e viale Tolstoj, sembra che sia stato conquistato dal progetto della Roma, felice di poterne fare parte avendo come obiettivo, in tre anni, di costruire una Roma vincente.
La trattativa Spesso, nelle vicende di mercato, si sostiene che alcune trattative complicate abbiano bisogno di parecchio tempo prima di concretizzarsi. Con lo Special One non è andata così. Tutto si è materializzato nello spazio di meno di due settimane. Se si vuole fissare una data per l’inizio di questa vicenda, si può facilmente indicare in quella del diciannove aprile quando, cioè, il Tottenham annunciò l’esonero del portoghese. Notizia che arrivò nel pieno della deflagrazione della Superlega (il Tottenham ne faceva parte) e che non ebbe il risalto che altrimenti avrebbe avuto.
Tempo un paio di giorni e constatare come Mourinho avesse fatto sapere di essere disponibile a prendere in esame un progetto ambizioso senza nessuna preclusione sul nome del club, ecco che Tiago Pinto si è messo in moto per capire se ci fosse una chance per arrivare al sì dello Special One. E allora è partita la prima telefonata all’entourage del tecnico portoghese (con il supporto convinto di Dan Friedkin). In particolare, ovviamente, al re dei procuratori, Jorge Mendes che da sempre gestisce la carriera di Mourinho.
n quel primo contatto, Pinto ha capito subito che si poteva arrivare a dama. Così per qualche giorno si sono infittiti i contatti. A quel punto il general manager ha messo al corrente i Friedkin della disponibilità dell’allenatore. I proprietari non hanno fatto una piega, anzi hanno detto chiaro e tondo, «Tiago, vai avanti». Così è stato. Anche con una conference call, probabilmente il ventiquattro aprile, in cui i Friedkin hanno avuto un primo colloquio con lo Special One. A quel punto tutto si è velocizzato. Le parti, infatti, per quello che siamo riusciti a ricostruire, quel giorno si sono date appuntamento a Londra per il ventisette aprile scorso (due giorni prima della sfida d’andata della semifinale di Europa League contro il Manchester).
I Friedkin sono partiti la mattina di quel martedì ventisette aprile con un volo privato da Ciampino diretto a Londra. L’appuntamento era fissato direttamente a casa di Mourinho. Dove oltre a Dan e Ryan Friedkin, si sono presentati anche Tiago Pinto, Marc Watts ed Eric Williamson, cioè le due persone più fidate e vicine ai proprietari giallorossi. L’incontro si è concluso con baci, abbracci, brindisi e ricchi cotillons. In quel pomeriggio Mourinho è diventato il nuovo allenatore della Roma. E il portoghese in qualche misura ce lo aveva anticipato il due maggio scorso dichiarando ufficialmente che lui non avrebbe avuto nessuna preclusione ad accettare la panchina di un club italiano pur rimanendo molto affezionato ai suoi anni vincenti trascorsi sulla panchina dell’Inter. Una dichiarazione preventiva perché aveva già firmato per la Roma.
Il contratto (…) →
FONTE: Il Romanista – P. Torri