L’Uefa gli ha tolto il gol, ma per Nicola Zelewski rimane la gioia di aver esordito in Europa, come capitò a De Rossi, ma in Champions. Zalewski aspettava questo momento da tanto. Probabilmente sarebbe arrivato anche prima se non fosse stato colpito dal Covid a dicembre. La famiglia è stata fondamentale per la sua ascesa. Nativi di di Lomza, piccola città a 150 chilometri da Varsavia, si sono trasferiti in Italia nel 1989, a seguito del rifiuto del padre di prestare servizio militare.
Scelgono Poli, un piccolo centro vicino Tivoli. La svolta giallorossa arriva nel 2011 su segnalazione dell’osservatore Palmieri durante un torneo a Borgata Finocchio, zona Borghesiana, Zalewski si mette in mostra. Conti lo convoca a Trigoria per un provino, anticipando il Tor Tre Teste e la Lodigiani. Dopo una partenza sprint, a cavallo del professionismo trova qualche difficoltà.
Sia nell’Under 14 che nell’Under 15 i due tecnici Mattei e Fattori non gli danno molto spazio: lo reputano troppo piccolo. La svolta arriva con l’Under 16 di Falsini anche se è Picarreta, nell’Under 17, che gli disegna il ruolo ad hoc, trasformandolo in una mezzala offensiva. Anche la Nike intanto si è accorta di lui da tempo.
A 13 anni gli vennero recapitati un paio di scarpini, 12 mesi dopo ha firmato il primo contratto. Ha i diritti per chiedere il doppio passaporto (attualmente ha soltanto quello polacco). In teoria l’Italia potrebbe ancora convocarlo ma lui è ormai orientato a mantenere la nazionalità polacca.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina