Con il suo Lille è riuscito nell’impresa di soffiare lo scettro di Campione di Francia al Paris Saint-Germain, dominatore quasi incontrastato del massimo campionato francese nell’ultimo decennio.
Stiamo parlando di Alessandro Barnaba, fondatore del fondo Merlyn Advisors, che a fine 2020 è entrato nel Lille rilevando la società francese dal patron Gérard Lopez. Barnaba, già global chairman dell’investment banking di JPMorgan e consigliere di Dan Friedkin, ha rilasciato una lunga intervista a Calcio e Finanza toccando diversi temi: dall’investimento nel club francese alla sua amata Roma, dal futuro portiere del Milan Maignan (che viene dal Lille) e rivelando un gustoso aneddoto sulla tanto discussa Superlega.
(…) Lei è stato uno dei principali consulenti di Friedkin nell’affare Roma. Come vede il primo anno di vera gestione del club, considerando che la scorsa stagione la nuova proprietà è arrivata ad agosto, avendo avuto dunque poco tempo per lasciare il segno? “Ho avuto la fortuna di conoscere Dan e Ryan Friedkin quando ero ancora a JPMorgan e sono rimasto poi a loro vicino anche dopo la mia partenza. Dan e Ryan secondo me impersonificano esemplarmente il tipo di imprenditore a cui facevo riferimento sopra. Sono arrivati alla Roma con la consapevolezza di aver acquistato un Club storico, con una grande valenza sociale nella capitale e non solo, e hanno approcciato la gestione della società nella maniera migliore dal giorno uno”.
“Hanno deciso di passare da subito la maggior parte del loro tempo fisicamente a Roma per capire l’ambiente, conoscere la società e le persone che ne fanno parte e arrivare poi a poter prendere decisioni solo dopo aver capito cosa sia meglio fare. Ho quindi grandemente ammirato il fatto che si siano concentrati sulla struttura societaria all’inizio cercando di trattenere persone di valore già presenti, penso a Fienga, e attirare talenti importanti per aiutarli a gestire al meglio le tante situazioni importantissime sul lato non sportivo, penso a Scalera e Vitali solo per citarne un paio”.
“Sul lato sportivo invece hanno giustamente, secondo me, deciso di aspettare a prendere decisioni importanti fino a quando non fosse stata più chiara, vista dal di dentro, la situazione societaria e di conseguenza definire quelli che possono essere gli obiettivi. E per farlo hanno deciso di prendere al loro fianco uno come Pinto, che oltre allo sport capisce anche molto di numeri. Hanno allo stesso tempo avuto modo di capire che il tifoso romanista, più di ogni altra cosa, vuole una bandiera dietro la quale poter lottare, gioire e soffrire e questo gli hanno dato con la loro prima scelta importante: portare a Roma un allenatore come Mourinho. Io penso che fino ad ora poco più potevano fare di meglio e quindi il mio giudizio è assolutamente positivo sul loro primo anno a Roma”. (…)
FONTE: Calcio&Finanza