Panta rei, tutto scorre. E per definizione, anche il tempo. Una settimana al playoff, all’Espirito Santo che si spera non abbia poteri così profondi per il suo Porto. Sette giorni per capire che Roma sarà. E (almeno) un ruolo c’è, il primo in ordine di formazione, sul quale Luciano Spalletti vuole ancora delle risposte prima di prendere una decisione. Il portiere, ecco il dubbio più grande immaginando a oggi l’undici titolare del 17 agosto in Portogallo. Meglio il passato remoto, il passato prossimo o il presente? Meglio il ricordo dello Szczesny che fu, quello per cui Spalletti s’è preso una «cotta» al punto di imporsi con Sabatini per chiederne il ritorno a Trigoria. Oppure meglio Alisson, il passato prossimo, quello di un mese di allenamenti e una tournée in Nord America che l’ha imposto agli occhi di tutti.
I DUBBI – Forse è la terza via la soluzione. Spalletti guarda al presente. Ecco perché un test non banale sarà quello di stasera a Latina. Sarà l’ultimo di un certo spessore aspettando il Porto, non s’offenda il Fondi che domani sarà a Trigoria. E sarà pure la prima occasione di tornare a vedere in campo Szczesny, che almeno per un tempo giocherà. Non che Spalletti non sappia già cosa aspettarsi dal polacco. Ma l’ultima fotografia dell’ex Arsenal in campo risale a due mesi fa, poi un infortunio l’ha tolto di mezzo dall’Europeo. Stop. È il motivo per cui Alisson va considerato avanti rispetto al collega nella gerarchia per il playoff. Ma la partita non è ancora chiusa, Latina in questo senso rappresenta un bivio da imboccare nella direzione giusta. Szczesny vuole partire alla rincorsa di una maglia che non sente in discussione. «Sono qui grazie a Spalletti», ci ha tenuto a precisare il giorno del suo arrivo. Il passato però conta fino a un certo punto. Anche perché dietro c’è un titolare della Seleçao che avanza, per il quale la società ha deciso di investire 8 milioni di euro. «Non so chi sarà il titolare», diceva l’allenatore giusto qualche giorno fa. Non bluffava, era la verità. Di mezzo c’è un capitale da proteggere. Un portiere a cui non spiegare niente. E un playoff che non va fallito. Quando queste tre componenti non saranno (più) in antitesi, Spalletti avrà fatto la sua scelta.