La penna per firmare il rinnovo del contratto è sempre stata in mano allo spogliatoio. Un concetto che Luciano Spalletti non ha mai nascosto, ribadendo in più di un’occasione la volontà di ricevere altre risposte prima di comunicare ufficialmente la sua. Lo stralcio dell’intervista rilasciata a France Football, «Se non vinco, me ne vado», non ha fatto quindi che rimarcare l’intenzione del tecnico toscano, convinto che per proseguire l’avventura in giallorosso ci sia bisogno di centrare un obiettivo preciso. La vittoria di un trofeo in primis, o la semplice constatazione di essere riuscito a portare la Roma ad un livello successivo di crescita. Questioni di metodo. Perché il rinnovo contrattuale (nel caso di Spalletti in scadenza nel prossimo giugno) è un merito da conquistarsi sul campo, senza distinzioni di ruolo. Per questo l’allenatore della Roma ha deciso dall’inizio della stagione di respingere ogni tipo di domanda relativa al suo futuro e di rimandare i primi discorsi affrontati in estate con la società, che mesi fa ha cominciato a muoversi per preparare la proposta di prolungamento. In teoria il contratto è già pronto e aspetta soltanto di essere firmato, ma di comune accordo ogni tipo di contatto è stato congelato in vista del prossimo anno. Anche se finora non è stata fissata alcuna scadenza, l’appuntamento arriverà naturalmente dopo che la stagione avrà preso un percorso definito. Fino a quel momento il messaggio di Spalletti si rivolgerà soltanto ai risultati e all’atteggiamento della squadra, tralasciando l’aspetto economico (non è mai stato un problema) o situazioni legate alle operazioni del prossimo mercato di gennaio.
L’input del tecnico non è mai cambiato: se dovesse concretizzarsi l’ipotesi di acquistare un giocatore in grado di migliorare il livello complessivo della rosa allora le porte (ovviamente) saranno sempre aperte, altrimenti meglio continuare a lavorare con le risorse che si hanno a disposizione. Spalletti d’altronde sente di essere sulla stessa lunghezza d’onda dei dirigenti presenti a Trigoria e spesso ha avuto modo di confrontarsi con il presidente Pallotta, che lo considera un valore aggiunto per la progettualità del club. Le ultime dichiarazioni non hanno infatti sorpreso gli stati generali romanisti, a conoscenza sin dal principio del pensiero dell’allenatore e favorevoli ad una metodologia che dovrebbe aiutare a squadra a sentirsi sempre in discussione. Ovviamente la questione contratto non verrà trascinata a ridosso della chiusura della stagione, anche perché la Roma è convinta che la volontà di aumentare ancora la competitività del club convinca Spalletti a prolungare la permanenza nella capitale. Motivo per cui non è stata mai presa in considerazione l’ipotesi di muoversi su un binario parallelo, alla ricerca di una nuova alternativa da sistemare in panchina.
Nel frattempo Pallotta ha battuto un colpo dopo il silenzio degli ultimi tempi e la mancata presenza alla festa di Natale della squadra organizzata dagli sponsor lunedì sera: «Sono rimasto negli Stati Uniti perché sto lavorando per la Roma e sul progetto del nuovo stadio». In attesa che l’iter burocratico prosegua in Regione nei tempi stabiliti dalla Conferenza dei Servizi, il prossimo viaggio del numero uno giallorosso potrebbe coincidere in prossimità della chiusura dell’ultimo step fondamentale per la realizzazione del progetto.