Rino Foschi lo portò al Palermo nel 2008. Tre anni dopo Sabatini mosse mari e monti per prenderlo alla Roma dal Wolfsburg. Simon Kjaer sembrava un predestinato: giovane, emergente, un faro della difesa. L’avventura nella Capitale non andò bene e durò una sola stagione: “Con quei capelli, i suoi errori erano più visibili, Roma gli fece pagare un mezzo passo falso in un derby. Peccato, perchè era un leader già allora, a 22 anni“, dice Walter Sabatini.
Ha qualche rimorso? “Mi dispiacque, perchè sulle qualità del ragazzo non ho mai avuto il minimo dubbio, ma Roma non perdona se commetti uno sbaglio nel momento sbagliato”.
Dieci anni dopo, possiamo dire che ci aveva visto lungo, anche su Kjaer?
“Ma non perché abbia salvato la vita a Eriksen, o almeno non solo: non si diventa leader della difesa del Milan per caso. Nel 2011, quando lo portai a Roma, non aveva nemmeno 23 anni, doveva crescere, avremmo dovuto essere pazienti, insistere. E’ cresciuto molto, oggi è un signor difensore e un grande leader. La lucidità e il sangue freddo che ha mostrato sabato ci dicono che genere di ragazzo sia. Avete visto che tutti intorno a lui, in preda al panico, scattavano come molle? Lui fermo, deciso, tempestivo”.
E Kjaer? “Simon è stato straordinario, ha compiuto un autentico prodigio”.
Crede che abbiamo salvato la vita ad Eriksen? “Ma certo, in quei casi il primo intervento è fondamentale. Gli ha tirato fuori la lingua e ha avviato il massaggio cardiaco. E lo ha fatto immediatamente, senza perdere tempo. Sono convinto che senza il suo intervento, lo avremmo perso”.
FONTE: Il Messaggero – A. Catapano