Durante la prima domanda si è alzato dal tavolo. Non sopportava i rumorosi pannelli che oscuravano la vista su Roma. Li ha eliminati, è tornato al suo posto e dalla platea è partita un applauso. Una lunga conferenza stampa che ha toccato le vene giuste dell’animo romanista, risvegliando l’ambizione. Da comunicatore scaltro ha preso la parola per primo dopo l’emozionata introduzione di Tiago Pinto: “Se pensate che sia per la città, rispondo assolutamente no. Questo è un posto che trasmette un senso di responsabilità, dove il legame tra Roma e club è fortissimo, ma io non sono qui in vacanza. Sono qui per lavorare“.
Ringrazia i tifosi che non smettono di osannarlo e che lo hanno incitato a distanza per due mesi e dalle prime ore del suo sbarco a Roma. Quando si parla dei titoli è l’occasione per scoccare il primo dardo: “La Roma non vuole vincere subito per poi non pagare gli stipendi. Così è troppo facile“. Il messaggio è rivolto alla “sua” Inter che Mourinho nomina poco dopo quando si parla di Conte: “In ogni club ci sono paragoni che non vanno fatti. Nella Roma per esempio nessuno può essere paragonato a Liedholm o Capello. Allo stesso modo nell’Inter nessuno può paragonare un allenatore a me o a Herrera“.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida