«Cosa chiedo al 2017? Se possibile vorrei vincere qualcosa: la Juventus è forte, ma per noi tutto è possibile, non è finito niente». L’uomo copertina della prima parte della stagione romanista è senza dubbio Edin Dzeko, che in pochi mesi ha rimesso a posto le cose ed è tornato a segnare come ha sempre fatto, cioè con la continuità che deve avere un calciatore che in carriera ha realizzato 261 reti tra club e nazionale. A leggere solamente i numeri, il suo 2016 può considerarsi un anno positivo: 23 gol e 9 assist, ma soprattutto una Roma sempre vincente nelle quindici partite (tra campionato e coppe) in cui lui è andato a segno. Invece non è stato sempre così, perché i suoi gol non sono equamente distribuiti nei due spezzoni di stagione giocati: male da gennaio a maggio (5 gol e 4 assist), molto meglio da settembre a dicembre (18 e 5). I motivi prova a spiegarli il centravanti bosniaco a Sky Sport. «Forse lo scorso anno – ammette sorridendo – non avevo capito molto del calcio italiano. Tante squadre giocano chiuse dietro, con la difesa compatta, per questo è stato un po’ difficile all’inizio, dovevo capire come muovermi. Ora penso di esserci riuscito, in questi ultimi mesi ho fatto ciò che mi era sempre riuscito nella mia carriera: speriamo di continuare così, anzi di fare sempre di più».
Spesso Spalletti lo ha rimproverato di avere poca cattiveria sotto porta. «Ha ragione lui, ma io sono nato così: mi devo concentrare di più in tutte le occasione che ho, e sfruttarle». Un po’ come la Roma, che ha accusato parecchi cali di concentrazione e ha gettato punti importanti. «A Cagliari vincevamo 2-0 dopo 47 minuti e abbiamo pareggiato, questo non è possibile per una squadra forte come la nostra. Anche contro l’Atalanta nel primo tempo abbiamo avuto tante occasioni ma non le abbiamo sfruttate, nel secondo invece abbiamo creato poco. Dobbiamo migliorare». In pochi mesi è passato dall’entusiasmo dei cinquemila tifosi che lo erano andati ad accogliere a Fiumicino ai fischi di tutta la piazza (e a quelli virtuali di buona parte della critica), che però è riuscito a tramutare di nuovo in applausi. Un feeling, quello con la tifoseria, che vorrebbe vedere crescere grazie ad una maggiore presenza all’Olimpico. «Non è facile per noi vedere che il nostro stadio non è pieno mentre quando andiamo a giocare a Torino c’è il sold out e tutti i spingono la squadra. Vorrei che anche il nostro stadio fosse così, per noi sarebbe tutto più semplice».