Mauro Baldissoni,
attraverso il sito ‘asroma.com’, ha ripercorso il 2016 dei giallorossi. Queste le sue parole:
Sull’esonero di Garcia…“È sempre molto difficile cambiare allenatore perché significa che non si sta facendo bene e che c’è quindi hai un problema da risolvere. E non puoi essere sicuro di riuscire a cambiare le dinamiche che stanno creando il problema in quel momento. La decisione di cambiare potrebbe sembrare la cosa giusta da fare, ma entri in una situazione di incertezza, perché devi prendere la persona giusta e ti trovi a metà stagione, non avendo molte opzioni perché gli i tecnici che vorresti valutare probabilmente potrebbero essere già con altre squadre. È veramente una decisione critica: non hai molto tempo e devi considerare i pro e i contro. Con l’incertezza di avere un nuovo allenatore gettato nel bel mezzo della stagione senza che lui abbia abbastanza tempo per instaurare un rapporto con i giocatori e insegnare loro la propria visione di calcio, oltre al cambio di dinamiche all’interno dello spogliatoio. Hai necessità di fare la scelta corretta e devi essere fortunato, probabilmente è quello che è successo a noi. Naturalmente non è piacevole optare per un cambiamento. Tu hai stabilito un rapporto a livello personale con un essere umano prima ancora del livello professionale. Quando devi interrompere il suo lavoro, non è un messaggio piacevole da trasmettere. Dall’altra parte, quando ciò accade, è ovvio e chiaro che le cose non stanno andando bene, quindi è un qualcosa che non arriva inaspettatamente. Rudi in quel momento poteva vedere che non stava riuscendo nel tentativo di cambiare le dinamiche. Era tutto molto negativo all’interno dello spogliatoio e la squadra non reagiva. Quindi, quando un allenatore perde la forza e la possibilità di cambiare il pensiero dei calciatori dentro lo spogliatoio, deve lasciare. Gli allenatori sanno quando è così. Guardando indietro, dopo la seconda metà della stagione, è ovvio dire che sarebbe stato meglio fare prima questa scelta. Ma ripeto, è troppo facile dirlo a giochi fatti. Abbiamo dovuto pensarci con molta attenzione, perché dovevamo fare la giusta sostituzione. Il sostituto doveva essere la persona con cui continuare per il futuro. Ciò non può funzionare se scegli qualcuno soltanto per sei mesi, perché potrebbe non avere la credibilità e la forza nei confronti dei giocatori. Per fare la scelta giusta con poche opzioni e in fretta non è sicuramente la situazione migliore in cui trovarsi. Guardando indietro, la decisione probabilmente poteva essere presa prima, ma dovevamo prendere tempo per ponderarla e pensarci bene prima di farlo”.
Sull’arrivo di Spalletti…“A metà stagione non hai tutte le opzioni che vorresti avere. Quasi tutti i migliori allenatori sono già alla guida di altre squadre, quindi abbiamo valutato altre opzioni per la fine della stagione, ma questo avrebbe potuto significare rimanere con Garcia. Questo è stato il motivo per il quale abbiamo dovuto pensarci con attenzione per il resto della stagione, oppure sostituire Garcia con qualcuno che ci avrebbe portato fino a giugno ma senza continuare in futuro. Il rischio di farlo avrebbe mandato un brutto messaggio alla squadra, come se la stagione fosse già finita e noi orientati alla pianificazione del futuro, invece che concentrati sulla stagione corrente lavorando giorno per giorno. A quel punto, la scelta di Spalletti era quasi naturale perché era certamente la migliore opzione disponibile. Lui ha avuto un’esperienza a Roma di grande successo: conosceva alcuni giocatori, il club, l’ambiente e il calcio italiano. Era la persona con le migliori chance di essere efficace sin dal primo giorno e anche per le stagioni future. Questo è il motivo per cui abbiamo scelto Luciano”.
Sull’incontro a Miami…“Quella con Pallotta e Spalletti a Miami è stata una conversazione interessante ed emozionante. Luciano era molto contento di avere l’opportunità di tornare. Aveva avuto precedentemente un’esperienza molto positiva a Roma in termini di risultati, che purtroppo si concluse con degli aspetti negativi e amari e dovette lasciare prima della fine della stagione. Si sentiva di dover completare un lavoro e pertanto era molto motivato ed emozionato di avere la possibilità di tornare. Lui ci spiegò tutte queste cose e quanto era motivato. Inoltre, dato che a lui piace farlo, spiegò la tipologia di accorgimenti tattici che stava per introdurre e alcuni miglioramenti da apportare alla squadra che riteneva necessari. Inoltre, è stata una conversazione molto intensa riguardo agli elementi tattici del suo calcio e in generale molto proficua”.
Sull’impatto che ha avuto il tecnico…“L’impatto è stato tremendo. Come ho detto prima, lui ha avuto il vantaggio di conoscere il club, l’ambiente e alcuni giocatori, quindi ha potuto trovare immediatamente gli elementi giusti da cambiare. Prima di tutto, ha cambiato la mentalità dei giocatori restituendogli la fiducia che stavano perdendo. Inoltre, anche gli aspetti tattici e tecnici che voleva introdurre considerando che lui è uno dei migliori allenatori nel mondo. L’impatto è stato fenomenale, sottolineo principalmente l’effetto sulla mentalità e sulla consapevolezza dei giocatori. C’era bisogno di recuperarli e lui lo ha fatto molto rapidamente”.