Gregari, seppure di lusso nelle rispettive nazionali, ma protagonisti in maglia giallorossa. Bryan Cristante e Jordan Veretout in questi giorni sono in ritiro con l’Italia e con la Francia, e anche se Mancini e Deschamps non li considerano dei titolari ma “solamente” degli ottimi cambi, ma per Mourinho sono diventati imprescindibili. Se i problemi fisici accusati da Vina con l’Uruguay e da Gianluca Mancini, che ha fatto ritorno a Trigoria per un’infiammazione al piede, sono le ombre in questo giro di convocazioni, la valorizzazione di Cristante e Veretout è la buona notizia per lo Special One.
Roberto Mancini su Cristante ha puntato anche quando, dopo una brutta stagione nella Roma in cui Fonseca lo ha utilizzato soprattutto come difensore centrale, ha deciso di portarlo all’Europeo ricevendo in cambio impegno, serietà e sostanza nelle partite più complicate. L’ex atalantino è tornato a Roma con una nuova consapevolezza, e una leadership che anche Daniele De Rossi, nel giorno del suo addio alla maglia giallorossa, gli aveva riconosciuto.
Per Veretout, invece, l’esordio con la maglia dei “Bleus” (nel match contro la Bosnia era titolare) ha portato entusiasmo a un ex giovane di belle speranze (faceva parte dell’Under 20 campione del mondo nel 2013) che però non ha mai fatto il salto perché chiuso nel ruolo da mostri sacri come Pogba e Kanté. Ora sembra esserci riuscito, anche grazie alla Roma. Sempre titolari nelle quattro gare ufficiali giocate tra Conference League e Serie A, Cristante finora non ha saltato nemmeno un minuto (come Rui Patricio, Karsdorp, Mancini e Ibanez) realizzando anche un gol all’Olimpico col Trabzonspor.
A Veretout, che ha iniziato la stagione con i postumi di un infortunio muscolare che si portava dietro da mesi, Mourinho ha risparmiato qualche minuto in gare già decise anche grazie alle sue reti (2 contro la Fiorentina e 1 con la Salernitana). La cosa certa è che rispetto agli altri reparti in cui le gerarchie sono più in dubbio, a centrocampo sono loro due i titolari indiscussi.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini