Se un giorno José Mourinho guardandosi indietro dovesse scegliere il momento in cui è davvero diventato romanista, penserà alla corsa sfrenata al 91′ sotto la curva sud dopo il gol del 2-1 al Sassuolo. La prima grande emozione da allenatore della Roma. La quinta vittoria in altrettante partite, che fa imbucare la Roma nel volo in testa di Milan e Napoli. Uno show personale, una quarantina di metri di corsa che magari avrà ricordato quella col dito alzato dopo la semifinale col Barcellona ai tempi dell’Inter.
Ma guai ad archiviare come causare questa vittoria. Lo stesso Mourinho aveva detto, prima della partita, che nella Roma non ci sono riserve, ma opzioni. E proprio una delle opzioni che ha scelto a partita in corso ha orientato in via definitiva un incontro che la sua squadra ha vinto dopo aver rischiato serissimamente di perderlo. L’uomo in più si chiama Stephan El Shaarawy, che scaraventando la palla nella porta di un incredulo Consigli ha ufficialmente inaugurato l’inizio della sua terza vita sportiva. Col colpo che più di ogni altro è il suo: il tiro arrotato sul secondo palo, ma per una volta non chiamiamolo tiraggiro.
La Roma dopo un anno anonimo è tornata passione viva, rumorosa. Ha trovato persino alleati inaspettati: i centimetri che a Roa evocano immediatamente lo scudetto perso del mitico gol di Turone, oggi centimetri a favore: una manciata quelli dei fuorigioco di Raspadori e poi di Scamacca che hanno cancellato due gol nervoerdi.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci