Il numero 9 della Roma ha scelto i suoi 5 attaccanti ideali, quelli che ha avuto come idoli e dai quali ha cercato di prendere esempio…
“Quando affronto i grandi attaccanti, guardo alle piccole cose come ai movimenti, dove si mettono, dove si posizionano in area, i tempi in cui entrano in area. Cerco di capire questi segreti e farli miei.
“Adebayor, si lui. Quabdo ero ragazzino tutti mi chiamavano tutti “Adebayor”. Dicevano che giocavo come lui. E’ stato lui. C’è stato un periodo tra Arsenal, Manchester City e Tottenham in cui segnava moltissimo. Ma non era solo questa; aveva tecnica, era alto, proprio come me. Quindi si, c’è stato un periodo che mi piaceva molto Adebayor”.
“Didier Drogba. Penso che il mio primo ricordo di lui risalga a un giorno in cui ero in ritardo per l’allenamento. C’erano delle macchine davanti a me e non riuscivo a passare. Ricordo che mia madre stava urlando alla sicurezza di farmi passare, dicendo che ero in ritardo. Drogba ci stava superando con la sua auto e si è offerto di farmi salire con lui perché lui ovviamente aveva il pass per entrare direttamente quindi ha chiesto se volevo passare con lui. Nessuno dei compagni mi ha visto con lui… Ma posso comunque dire che Drogba mi ha accompagnato ad un allenamento! Avevo 7 o 8 anni. Speravo che in quel momento tutti i miei compagni fossero fuori e che mi vedessero insieme a lui. Ma non c’era nessuno. L’unico testimone era mia madre”.
“Non gli ho parlato. Mi sono seduto e basta. Cercavo di guardalo in faccia attraverso lo specchietto. Ero seduto dietro. È stato incredibile. Era davvero un bullo, era prepotente. E la squadra con cui lo faceva più di tutti era l’Arsenal. Io e la mia famiglia eravamo tifosi dell’Arsenal. Quindi quando si affrontavano Chelsea e Arsenal noi andavamo allo stadio. A volte facevo da raccattapalle, altre guardavo la partita dagli spalti. Mi ricordo come Drogba bullizzasse i difensori avversari. Era fortissimo fisicamente, era un grande finalizzatore. Era bravo con i piedi… Penso abbia reinventato il ruolo del numero 9. Come tenera palla e utilizzava il corpo in quel modo lì e poi segnava anche molti gol”.
“Un altro è sicuramente Robert Lewandowski. Ovviamente non mi sono mai allenato con lui ma ci ho giocato contro. Penso che è uno dei migliori sempre di più con il passare del tempo. E’ un grande realizzatore, si muove benissimo, è un attaccante molto intelligente. Questo è il motivo per cui segna così tanto. In un’occasione, ha segnato due gol contro la mia ex squadra e io cercavo di vedere quello che faceva e come si posizionava per poi cercare di colpire. Ho imparato anche da lui”.
Herry Kane l’ho affrontato in un paio di occasioni e mi sono allenato insieme a lui con la Nazionale inglese e anche quindi giocato con lui. Le piccole cose che ho notato, osservandolo in allenamento, quando facciamo gli esercizi di finalizzazione, cerca sempre di dare il massimo, perchè vedo che lui segnava e quindi cerco di farlo anche io per non essere da meno. Prima degli allenamenti facciamo degli esercizi sui calci da fermo prima di una partita. Se ha un tiro è gol. Sono queste piccole cose. Prende tutto seriamente… se è davanti alla porta non c’è verso che sbagli. Cerco di rubargli qualche segreto. E’ anche un bravo mentore; ci tiene ad aiutare i giocatori più giovani. Da molti consigli agli altri attaccanti su come finalizzare, su come posizionarsi. E’ un ottimo compagno di squadra”.
“Il più rande attaccante di sempre, il mio attaccante preferito è per forza Thierry Henry. Sempre lui, quindi, sempre lui. Ancora oggi faccio alcune cose grazie a lui. E’ per lui che ho sempre voluto fare l’attaccante. Guardandolo giocare… Avevo molte foto di Henry al muro. Mi ricordo che c’era una foto che indossava la maglia bordeaux dell’Arsenal, aveva i calcini tirati su fino al ginocchio, e il nastro. Io volevo essere come lui. Da che mi ricordi, è sempre stato lui il mio giocatore preferito. Penso avessimo 12 anni e dovevamo scegliere i numeri di maglia; era la prima volta che lo facevamo, la prima volta in cui potevamo scegliere i numeri di maglia. C’eravamo io e un mio amico che litigavamo per cho dovesse avere il numero 14, l’avevamo chiesto entrambi, discutevamo moltissimo e alla fine il tutto è stato deciso ai rigori per volere dell’allenatore, per decidere chi avrebbe avuto il 14. E alla fine ha vinto lui (la faccia ha un’espressione delusa, ndr). Per questo ho il 9 adesso (ride, ndr)”.
FONTE: Roma TV