La crisi del settimo incontro colpisce la Roma. Si ferma a sei la striscia di vittorie consecutive di Mourinho sulla panchina romanista, si interrompe a Verona il momento magico, e si torna sotto l’Inter e il Milan in classifica, in attesa del risultato del Napoli con l’Udinese di questa sera. Ieri l’ha spuntata il Verona di Tudor, in una partita piena di episodi, spezzata a metà da un diluvio cattivo, sofferta, scivolosa in ogni senso. Cominciata meglio dal Verona, convogliata nella direzione romanista dall’ennesimo gioiello di Lorenzo Pellegrini, poi ripresa dal Verona con uno stordente uno-due (Barak e, guarda un po’, Caprari), rimessa in piedi da un autogol di Ilic su assist di Pellegrini per Abraham e poi definitivamente indirizzata da una prodezza di Faraoni.
La Roma l’ha persa calando d’intensità al ritorno in campo dopo l’intervallo, lasciando metri all’assalto prevedibile dei veronesi, ancora impregnati dello spirito di Juric e pronti a riprendersi con gli interessi la sfortuna accumulata nelle prime tre giornate da Di Francesco. All’incasso è passato Tudor, coraggioso e fortunato all’esordio e festeggiato alla fine dai suoi rumorosi tifosi, mentre il ruggito degli oltre 1500 tifosi romanisti si andava esaurendo.
È stata una partita a più facce: fino a un certo punto del primo tempo, quando il cielo minacciava solo quello che poi ha scaricato sul Bentegodi, era partito bene il Verona. Poi col campo diventato pesante è cambiato tutto, e paradossalmente proprio la squadra più tecnica sembrava potersene giovare. Il gioiello di Lorenzo Pellegrini, ad esempio, è arrivato proprio sotto al nubifragio, al 36° di un tempo che nella fase iniziale aveva messo in mostra il solito Verona gagliardo e tosto dello scorso anno e pure delle prime tre partite con Di Francesco. (…)
Nella ripresa però è cambiato tutto. La pioggia è calata d’intensità, un po’ come la Roma, forse stanca, forse sorpresa dal rinnovato ardore scaligero. A sinistra il Verona ha preso a sfondare con regolarità, trovando quasi sempre la superiorità numerica tra esterni, interni e mezze punte, e Caprari è assurto a protagonista. (…)
Lì Mourinho ha tentato il tutto per tutto, mentre Tudor ha abbassato decisamente il baricentro: nella Roma sono entrati tre attaccanti (Perez, Mkhitaryan e El Shaarawy) per Zaniolo, Shomurodov e Veretout, così Pellegrini si è abbassato un po’ a metà campo con l’armeno, a disegnare un 433 con due intermedi decisamente offensivi, e tre punte. Ma il tema non è cambiato: la Roma ha lasciato altri spazi agli avversari e solo una strepitosa parata di Rui Patricio ha impedito a Caprari di realizzare la sua doppietta personale e anticipare di una ventina di minuti l’esito della sfida. (…)
FONTE: Daniele Lo Monaco