Prima la corsa sotto la Sud con la vena del collo rigonfia, di derossiana memoria. Poi l’esultanza in coppa condivisa da distanza ravvicinata con Mou e il suo staff, cui aveva appena “disubbidito”. Infine lo stoicismo nella permanenza in campo col viso coperto di sangue. A distanza di dieci giorni l’una dall’altra, Gianluca Mancini ha aggiunto altre tre immagini iconiche a un repertorio già ricco di espressioni da duro. Soltanto che nel suo caso non si tratta di facciata, anche se è la sua faccia a finire in primo piano. Mancio gioca proprio come il suo volto comunica: tosto, ruvido, intriso di grinta. Soprattutto quando ha appena sbagliato prestazione, come capita a chiunque. A lui è successo a Verona. Non è stato l’unico sottotono, in tanti hanno reso al di sotto delle rispettive potenzialità e non è un caso che proprio al Bentegodi sia arrivato l’unico stop di una stagione per il resto senza macchie.
Ma il numero 23 non ha fatto una piega: si è assunto le sue responsabilità come sempre e ha ripreso a giocare come sa. Risultato: con l’Udinese è tornato il Mancio che tutti conoscono, attento, concentrato, “cattivo”. Anche se a prenderle per una volta è stato lui: colpo allo zigomo, frutto di uno scontro casuale, ma pur sempre cruento. Tanto che la parte destra del viso si è ricoperta di sangue. Eppure Gianluca ha proseguito come nulla fosse ed è servito l’intervento arbitrale per farlo fermare, come da regolamento. Una medicazione rapida e via, di nuovo dentro il campo a lottare, in un secondo tempo più sofferto del previsto per la Roma.
(…) C’è bisogno di una stima incondizionata o quasi da parte del tecnico. Quella che JM non fa mancare mai al suo centrale per antonomasia, coi fatti e con le parole. «Dare tutto. Sempre. Questa è la nostra mentalità. Avanti Roma», ha scritto Mancini sul proprio profilo Instagram nel post-partita con i friulani, commentando un suo abbraccio con l’autore del gol-vittoria. E sempre nella notte di giovedì è arrivato un altro commento, questa volta alla foto del difensore insanguinato. Semplicemente: «Grande», firmato José Mourinho. Che proprio a Mancio affiderà la fascia domani, come da gerarchie consolidate. Ma nella sfida più sentita braccio più consono non avrebbe potuto trovare.
FONTE: Il Romanista – F. Pastore