Due strade parallele che ancora non si sono incrociate. La storia d’amore tra Nicolò Zaniolo e la Nazionale continua ad essere travagliata nonostante Mancini lo consideri uno dei talenti più puri del calcio italiano: è stato il Ct campione d’Europa a credere per primo nelle potenzialità del classe ’99, convocato per la prima volta nel settembre 2018 senza aver giocato un minuto in Serie A. Da quel momento però la sfortuna ha preso di mira Zaniolo.
Nell’estate 2019 lui e Kean vengono esclusi da Mancini per motivi disciplinari – si erano presentati in ritardo ad una riunione tecnica dell’Under 21 – mentre a gennaio 2020 arriva la prima rottura del crociato che lo condanna a saltare l’Europeo inizialmente in programma a giugno. La manifestazione però viene rinviata e Nicolò ricomincia a sperare di potersi ritagliare un posto nella spedizione azzurra: in sei mesi si rimette in piedi ma a settembre, proprio quando le cose sembrano tornare alla normalità, l’incubo ricomincia proprio durante la gara tra Olanda e Italia.
Questa volta a cedere è il crociato del ginocchio destro, che condanna il giocatore a restare fermo per tutta la stagione e a saltare l’Europeo conquistato dagli azzurri. Un duro colpo, superato anche grazie al supporto di Mourinho che, dal suo arrivo a Roma, non ha mai smesso di seguire Zaniolo restituendogli fiducia in sé stesso. Anche Mancini torna a prenderlo in considerazione e lo chiama per le le qualificazioni al mondiale in Qatar: Zaniolo risponde presente ma, contro la Svizzera, è costretto a fermarsi a causa di un problema muscolare che lo costringe a saltare la gara con la Lituania.
Si arriva così all’ultima puntata della telenovela. Dopo averlo escluso dalla lista dei convocati per le gare di Nations League per “scelta tecnica”, domenica sera Mancini è stato costretto a fare dietrofront a causa dell’infortunio di Pessina: nel frattempo però un risentimento al flessore rimediato durante Roma-Empoli ha impedito a Nicolò di raggiungere Coverciano. L’ennesima beffa per Zaniolo, rimasto a Trigoria per svolgere le terapie del caso.
FONTE: Il Tempo – E. Zotti