Fosse per lui, avrebbe fermato Orsato, più per quello che ha detto che per quello che ha fatto. Fosse per lui, farebbe ripassare all’arbitro di Schio, perché ancora – e solo – di lui si parla, il regolamento, perché quello di Juve-Roma è l’esempio perfetto di cosa significa concedere il vantaggio. Fosse per Graziano Cesari, ex arbitro internazionale, nato a Parma ma genovese d’adozione, da designatore si sarebbe arrabbiato, ma moltissimo, non per gli errori («Bisogna concederli ad un arbitro») ma per tutto il resto, per un protagonismo che spesso sconfina nel fuori luogo.
Ma se designatore fosse davvero, non farebbe nulla di diverso rispetto a quello che sta facendo («E ci vuole coraggio») Gianluca Rocchi, al quale «bisogna dare tempo e fiducia, vedrete a gennaio». Juve-Roma 72 ore dopo vista attraverso il prisma di chi è stato arbitro e… VAR, visto che lasciato il campo s’è dedicato (e si dedica, per Mediaset) all’analisi degli episodi da moviola.
Ma insomma, ancora non abbiamo capito: crediamo a Orsato o a cosa, riguardo al vantaggio sul rigore? «Non scherziamo, non scherziamo. È codificato. Ovviamente deve esserci una chiara occasione da rete, non deve esserci nessuno che può ribattere, l’attaccante deve agire pressoché da solo e in perfetta coordinazione. Insomma, il caso di Abraham è l’episodio perfetto per spiegare cosa significhi dare un vantaggio. E il tocco di mano di Mkhitaryan, a meno che non si voglia andare dal dentista, è un movimento naturale di uno che cade e mette le braccia in avanti».
Un salto avanti: domenica succede quello che è successo, perché allora lasciare il dubbio? Cosa si fa sul vantaggio? Non sarebbe stato meglio spiegare? Nell’NBA, tanto per dire, la Com – missione arbitrale fa un comunicato – pubblico – sugli errori commessi negli ultimi due minuti di partita (Last Two-Minute Report)… «Spiegare mi trova sempre d’accordo, ma il chiarimento tecnico sbagliato c’è stato negli spogliatoi. Quello che ha detto Orsato a Cristante («Vantaggio sul rigore non si dà mai») ti mette con le spalle al muro: cosa puoi dire dopo? O mandi Orsato a spiegare perché hai detto una cosa che non è conforme al regolamento, oppure….
Oppure? «Oppure devi avere la forza, la struttura, le capacità per comunicare e far accettare anche un errore. Ma l’AIA non è pronta. Ne parlavo con alcuni miei colleghi, ex colleghi, e dirigenti. Non c’è una figura che possa unire mondo arbitrale, parlo di regolamento, e la comunicazione. In un contesto sociale in cui, tramite social, si comunica qualsiasi cosa, questa assenza è un grande errore».
Ma se non sono pronti, perché Orsato ha parlato? «Magari c’entra una certa voglia di protagonismo, vi assicuro che se nel tunnel non si vogliono scocciature, il modo c’è: basta, ad esempio, mettersi i due assistenti ai fianchi e far finta di parlare con loro».
FONTE: Il Corriere dello Sport – E. Pinna