Nel quattordicesimo capitolo del 2016 giallorosso parliamo dell’assenza della Curva Sud dallo Stadio Olimpico.
Jim Pallotta, presidente AS Roma: “C’è grande frustrazione da parte mia, perché i tifosi si sono comportati bene e sono il primo a essere contrariato per l’installazione delle barriere. Si sarebbe dovuto parlare e discutere della questione, piuttosto che riceverla come un’imposizione”.
Mauro Baldissoni, direttore generale AS Roma: “Vale la pena ricordare che ogni nostra azione è rivolta ai tifosi. La Serie A organizza le partite con uno scopo: offrire un intrattenimento sportivo a chi viene a vedere il match. I tifosi costituiscono una parte essenziale del gioco. Fa parte dell’esperienza, che altrimenti non funzionerebbe. Senza il cuore dei tifosi, si perde l’essenza di tutto ciò che ci impegniamo a organizzare.”
“Il gioco non è costituito solo dai giocatori in campo, ma anche dai tifosi. Sono l’altra faccia della stessa medaglia, parte dello stesso meccanismo. È come se si organizzasse un concerto e lo si guardasse in TV: la musica sarebbe la stessa, magari il sound sarà pure gradevole, ma mancherebbe la folla, per cui non avrebbe senso organizzare l’evento. È proprio questo il punto. Soprattutto nel caso della Roma, i tifosi della Curva Sud appartengono ancora di più alla sua storia del Club. La Roma è nota in tutto il mondo per la passione dei suoi tifosi, più che per i trofei vinti nel corso della storia. Senza dubbio, la Curva Sud era l’emblema del tifoso di calcio”.
“In Italia, dire “Curva Sud” è come indicare una folla chiassosa, intensa e appassionata, anche in contesti diversi da quello calcistico. Significa passione, rumore: è l’emblema di ciò che si cerca in un evento di intrattenimento. Se manca quella parte, manca l’essenza stessa del nostro lavoro. Senza di loro, si perde uno degli obiettivi delle nostre azioni”.
John Solano, tifoso giallorosso: “Quello che penso non credo possa raccogliere molti consensi. Puoi guardare la situazione in un determinato modo se non sei italiano o se non sei mai stato a una partita. Credo che una persona così possa avere una visione diversa rispetto a un italiano o a qualcuno che frequenta lo stadio e la Curva Sud. Essendo andato personalmente allo stadio in diverse occasioni e avendo frequentato la Curva Sud, posso dire che sono d’accordo con quello che stanno facendo”.
Wayne Girard, tifoso giallorosso: “Purtroppo le gare in casa sono partite come tutte le altre. Non c’è nulla di speciale. Se la Curva Sud, il dodicesimo uomo, o qualsiasi appellativo le si voglia dare, è presente, riesce a caricare ogni giocatore, che viene spinto dai tifosi che continuano a incitare la squadra “Potete farcela, continuate così, continuate a lottare”. Il tifo casalingo riesce a entrare nelle menti dei giocatori e a fare la differenza”.
“Se non c’è tifo, i giocatori non hanno quella spinta extra, quindi è come se fosse una partita come tutte le altre. Potrebbero essere da qualsiasi altra parte. Non giocano davanti a un popolo che li segue ormai da generazioni. Quella gente che rappresenta Roma, come De Rossi, Totti, Florenzi. Se questi tre non fossero in campo, sarebbero certamente sugli spalti assieme a loro”.
Umberto Gandini, amministratore delegato AS Roma: “Fa molto male alla Roma, specialmente sul campo, ma anche a tutto il Club. È un’assenza dolorosa. Io sono arrivato dall’esterno, ma ero a conoscenza dei problemi di ordine pubblico e del confronto tra Curva Sud e autorità cittadine. Ovviamente, nei miei primi tre mesi e mezzo in carica ho avuto l’opportunità di approfondire la situazione, ho avuto modo di parlare con le forze dell’ordine e col club per avere un quadro ancora più chiaro dello scenario”.
“Come ho già detto, è una situazione molto brutta ma da una parte bisogna rispettare l’orgoglio di queste persone che non vogliono vedersi cambiare il proprio territorio senza una motivazione seria. Ne stanno pagando il prezzo, anche perché non credo che siano contenti a restar fuori dallo stadio. Soffrono molto a non entrare ma è una questione d’orgoglio”.
John Solano: “Non credo che installare delle barriere sia il giusto modo per cercare di combattere la violenza nel calcio. Non è così che si combatte la cultura ultrà. Comprendo la frustrazione dei tifosi e sono d’accordo con quanto stanno facendo anche se credo che questo abbia influenzato negativamente la squadra. Se si tratta di questioni di principio, prima o poi sarà necessario prendere una posizione”.
Jim Pallotta: “Ci stiamo lavorando. Mauro ha preso parte a dei colloqui recentemente e le cose sembrano migliorare. Le barriere non devono esserci ma se riusciremo a farle rimuovere, i tifosi dovranno fare la loro parte e assumersi le proprie responsabilità”.
Umberto Gandini: “Il resto dei tifosi sta vivendo un’atmosfera diversa così come la squadra ospite. La partita contro il Milan di qualche giorno fa giorno è stata fantastica perché moltissime persone sono venute a sostenere la squadra: hanno capito che avevamo un’opportunità storica”.
“La Curva Sud non c’era a causa dei problemi ben noti, ma comunque c’era gente. Questa esperienza è stata fantastica per i giocatori e per la squadra. L’unica cosa che potrei chiedere per l’anno a venire è risolvere questo problema una volta per tutte, rispettando leggi e regolamenti e rispettando tradizioni e orgoglio personale. Non sarà facile, ma questo club deve farcela”.
Mauro Baldissoni: “Stiamo lavorando sodo per trovare una soluzione. Non è facile perché dobbiamo affrontare problemi legati alla di sicurezza. Per cui quando qualcuno ci dice che agisce in nome della sicurezza delle persone, in realtà non possiamo affermare che non sia vero. Dobbiamo rispettare il loro scopo, anche se a volte non ci troviamo d’accordo con le decisioni prese. Bisogna lavorare sodo e dimostrare loro che la sicurezza può essere comunque garantita: senza installare barriere nello stadio. Più metti barriere e ostacoli, meno la gente si sente al sicuro. Si sente come messa in gabbia o in qualche modo limitata. Questo vale in generale, per tutte le barriere all’interno dello stadio, non solo per quelle della Curva”.
“È anche una battaglia culturale: insistiamo nel dire che alle persone va offerto l’ambiente migliore affinché possano godersi lo spettacolo per cui pagano. Se qualcuno non rispetta la legge, quella specifica persona deve pagare per gli illeciti che ha commesso. Sono i singoli individui a dover essere responsabili dei propri comportamenti”.
Umberto Gandini: “Ci sono vari problemi a livelli diversi e quello della Curva Sud è forse il più visibile e che influisce anche sul resto dello stadio. Stiamo aspettando di conoscere i piani delle autorità per il prossimo anno. Il dialogo è sempre stato aperto: sono stati inviati messaggi avanti e indietro per sederci a un tavolo e provare a trovare una soluzione condivisa. Speriamo che questo avvenga all’inizio del 2017”.
“Tuttavia, ci sono tanti altri problemi che attanagliano il pubblico in generale: parcheggi, trasporti… Il fatto che Roma, la capitale, debba essere un esempio per il resto del sistema dal punto di vista della sicurezza è difficile da far accettare alla gente di Roma. Siamo determinati a trovare una soluzione a tutte queste questioni, specialmente per la fine della stagione in corso e per l’inizio della prossima”.
“Per Jim e per il CdA è importante che il club sia vicino ai propri tifosi. I giocatori, lo staff e tutti i messaggi che abbiamo inviato sono ovviamente ispirati dalla visione del presidente Pallotta e della dirigenza: noi siamo una famiglia. Siamo un’entità unica e il Club non può avere successo ai massimi livelli possibili senza il sostegno dei tifosi. Per esempio, si dice che il nuovo stadio di Torino, col fatto che è sempre pieno al 95%, valga circa 10 punti in più a stagione per la Juventus. Ora, non so quali parametri si seguono per misurare questo dato, ma comunque è un dato di fatto, quando si gioca su un campo in cui i tifosi sono vicini all’azione, sostengono i giocatori, si fanno sentire, questo sicuramente mina la fiducia e la tranquillità degli avversari. Sarebbe fantastico tornare a quei giorni in cui venire all’Olimpico era una grande esperienza, anche se per ora in casa svolgiamo il nostro ruolo molto bene visto che siamo ancora imbattuti”.
Mauro Baldissoni: “La questione della Curva Sud e del nuovo Stadio sono due argomenti separati. Abbiamo un filo diretto con le autorità in merito al nuovo stadio e alle idee legate alla sicurezza, inclusa la nostra volontà di non avere barriere tra spalti e campo. C’è un dialogo in corso per riuscire a realizzare una struttura in tal senso. Sono argomenti che viaggiano paralleli e una questione non influisce sull’altra”.
“Insistiamo nel dire che ci piacerebbe fissare un obiettivo comune con le autorità per rimuovere le barriere già all’interno dell’attuale stadio e non solo nel nuovo. Lo possiamo fare assicurando che i comportamenti sbagliati vengano puniti, in modo da permettere agli altri spettatori di godere al meglio dello spettacolo e del divertimento che ci proponiamo di offrire. Divertirsi significa trovarsi in una situazione piacevole e di comfort totale: non essere coinvolti in assurde battaglie. Il concetto dovrebbe essere che se allo stadio non succede nulla di male o di problematico, allora è giunto il momento di rimuovere le barriere, perché sono inutili”.
“Io credo che i tifosi stiano accettando il fatto che siamo nel 2016 e che le cose dovevano cambiare. Naturalmente tutti ricordano i tempi in cui gli stadi erano diversi e l’esperienza nelle curve era fatta anche di torce e fumogeni, ma adesso tutto questo è vietato in Europa. Le sanzioni della UEFA in merito sono molto alte e tutto ciò non è più possibile. Devo dire, però, che allo stadio Olimpico non si vedono più razzi o bombe carta. Detto questo, credo che per il resto andrebbe concessa la libertà di vivere al meglio gli stadi, perché i colori e il calore fanno parte di quel tipo di ambiente. È un qualcosa di necessario e combatterlo significherebbe combattere contro il calcio”.