Eccolo, il metodo-Mourinho. In tutto il suo splendore e le sue miserie. Ora lo conosce anche Roma, fine della luna di miele, d’ora in poi non ci saranno molte scelte possibili, anzi solo due. Prendere, o lasciare. Come al Colosseo: pollice su, pollice verso. Provocando, cerca socraticamente reazioni, per arrivare a una sintesi dopo aver messo in difficoltà la controparte.
L’ha sempre fatto, è il suo metodo e il suo stile, ed è sempre accaduto che le anime belle si ribellassero alle sue brutte parole sui giocatori che non gli piacciono. Stare con José, condividerne le critiche a una rosa impreparata ai grandi traguardi, e stimolare la dirigenza a migliorarla; oppure giudicarlo un altro seccatore, un altro bollito, uno che si diverte a umiliare i giocatori e a svalutarli, uno che non sa che pesci prendere e allora manda tutto in vacca. Delle due, l’una.
Ma è ora di scegliere. A cominciare dai misteriosi Friedkin: sono loro l’obiettivo dell’intemerata di Mourinho in Norvegia, dove l’azzardo è stato rovinoso. Voleva risparmiare energie per il Napoli ma la squadra è venuta giù in blocco, riserve prima e titolari dopo, mal preparati a un viaggio vissuto come una punizione (Mancini dixit), e questo va in carico all’allenatore, primo responsabile in casi simili.
Sono accadute cose brutte: la più grave sconfitta della storia romanista considerata la caratura dell’avversario (e nessun club dell’Europa nobile aveva mai ingoiato 6 gol in Norvegia). Il suo battere sull’impalpabilità delle riserve voleva anche essere uno sprone alle riserve stesse, invece gli è tornato sui denti come un boomerang. La terapia d’urto non ha funzionato, né con Mayoral né con Diawara, men che meno con Villar: se 4 mesi fa giocava nell’under 21 spagnola, è pur vero che il tenero Gonzalo fra 4 mesi compirà 24 anni, quindi facciamoci domande.
Meglio non farsele su Reynolds, inutile infierire su un altro misterioso yankee. E’ valido però l’argomento principale a detrimento di Mourinho, ovvero che gli stessi giocatori invisi a José pochi mesi fa erano in semifinale di Europa League, e a febbraio erano ancora terzi in A prima dell’epidemia di infortuni. A questo, Mourinho risponderebbe con una chiamata alla coerenza da parte dei Friedkin.
Se avete deciso che Fonseca non andava bene e avete scelto me, quindi di sterzare decisamente, allora permettetemi di compiere scelte, di costruire la squadra a mia immagine. Manca gente fisica alla Anguissa, sfumato perché si doveva prima cedere un centrocampista, e non accadde: immaginarsi la gioia di Mourinho, che reclamava pure difensori. Ormai non c’è più molto margine, si cammina tutti sul filo. Le situazioni estreme che piacciono a Mourinho. Prendere, o lasciare.
FONTE: Il Messaggero – A. Sorrentino