Quando José Mourinho ha sussurrato: “Juan Jesus e Bruno Peres sarebbero stati utili“, anche lo zoccolo duro dei “mourinhani” ha avuto un brivido. Visto che la squadra “ha bisogno di esperienza”, tanto varrebbe rispolverare Fazio e Santon, che peraltro sono ancora a libro paga. E’ arrivata la 5a sconfitta in 12 match di campionato, il primo post del modestissimo girone di Conference è a rischio e la Roma di Mourinho, perdendo a Venezia contro il peggiore attacco della Serie A. La conclusione prematura la dà lo stesso Special one: “E’ una stagione di dolore, non per pensare in grande e attaccare obiettivi”. Il portoghese parla di un “mercato di reazione e non di costruzione“.
Sarebbe lecito aspettarsi da Mourinho un valore aggiunto, altrimenti si finisce per immalinconirsi con le parole di ieri: “Dico ai giocatori e a me stesso che il quarto posto sarebbe un obiettivo, ma non significa che siamo da quarto posto“. Certo, alcuni errori arbitrali ai danni della Roma sono stati evidenti. Già contro la Juve e il Milan i giallorossi avrebbero meritato più attenzione, così come ieri per il penalty del 2-2 per il Venezia entra nella categoria dei “rigorini” che i vertici preferirebbero non fossero fischiati, anche perché c’è un intervento su Ibanez in precedenza da sanzionare.
Tutte cose che Mou ha fatto notare. “Le regole sono fatte per chi capisce poco di calcio, per chi non ha giocato o allenato. Loro sono i potenti, poi c’è l’interpretazione della regola. Alla fine della stagione il dubbio pesa. Quando gli episodi si accumulano e paragoni situazioni simili, pensi che è meglio stare zitto. Mi devo proteggere, rimanere con le mie sensazioni e non esprimermi su quello che sta succedendo“. Soluzione giusta, perché le prime esternazioni e certi comportamenti in campo non sono piaciuti al mondo arbitrale e non hanno sortito effetti positivi.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini