La situazione già non era proprio tranquillizzante, ci si è messo pure il Covid alla vigilia di Genoa–Roma. Non c’è pace. José Mourinho si ritrova in piena emergenza e senza l’equilibratore per eccellenza, Bryan Cristante. Che è uno dei due positivi della squadra (l’altro è Gonzalo Villar): vaccinati e colpiti, questo è. Sono in buone condizioni e ora in isolamento domiciliare, come da protocollo, almeno per i prossimi dieci giorni, fino a nuovo controllo. A Genova, altro giro di tamponi, che verranno effettuati questa mattina, visto che la gara è prevista per le 20,45. Si spera non ci siano altre sorprese: la Roma in questo momento è in bolla, casa-lavoro-casa, per i prossimi sette giorni.
La voce di Mourinho in conferenza stampa, il suo tono spento, il ritmo lento delle sue parole, sono la colonna sonora del momento attuale della Roma. Che deve risalire in classifica e ora, oltre alla questione legata alla qualità della rosa, deve pure far fronte a infortuni e defezioni di varia natura. “Il lavoro svolto in settimana, finisce nella spazzatura, visto che abbiamo dovuto rinunciare a Bryan. Dobbiamo trovare delle soluzioni“.
Sì, ma quali? Intanto, Mou ha convocato in extremis Smalling, che è fuori da Roma-Empoli (3 ottobre) e questa settimana si è allenato quasi mai col gruppo. Il problema dei terzini non è risolvibile: tre ce ne erano (Spinazzola, Viña e Calafiori) e tre non ci sono. Quindi, se tutte le prove sono finite nella spazzatura, vedremo qualche calciatore fuori posizione, sia che si faccia la difesa a tre o a quattro. Il 4-2-3-1 è l’idea del passato, il sistema più conosciuto: Ibanez a sinistra, Kumbulla, che non sta benissimo (come detto c’è anche Smalling) e Mancini in mezzo, Karsdorp a destra.
Rientrerebbe tra i titolari anche Zaniolo, nel classico ruolo di esterno, con Pellegrini ed El Shaarawy (tre gol a Marassi con la maglia della Roma) a terminare il terzetto dietro Abraham. E il compagno di Veretout? In questo caso, Darboe (più di Diawara) che però ultimamente ha convinto poco Mou. «Dobbiamo trovare un puzzle che ci permetta di prendere i punti. È un momento di difficoltà, sarà una partita divertente. Solo io so chi gioca. Entreremo in campo per vincere e non cambieremo questa idea neanche in un momento di difficoltà».
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni