La Roma resta agganciata al quinto vagone del treno scudetto: decide una micidiale percussione di Mkhitaryan rifinita con un assist per Abraham che non sbaglia la rasoiata da tre punti. Mourinho dispensa ottimismo e sorrisi, arrivando persino a dire che “Preferisco queste vittorie sofferte alle goleade perché è contro avversari di qualità che viene fuori il carattere e l’unione di una squadra“. Nel giorno in cui mancano i centrocampisti, il tecnico rilancia Diawara e chiede un sacrificio collettivo adottando un atteggiamento molto cauto sul piano tattico. Tutti dietro, molto bassi, ad aspettare gli spazi concessi dall’avversario.
Per mezz’ora la Roma subisce un Toro manovriero che occupa in forze la metà campo avversaria e costruisce in questa fase di predominio due occasioni da rete, ma è a questo punto che la Roma capisce che deve graffiare. Il grosso merito che va ascritto agli uomini di Mou è la capacità di capitalizzare la prima occasione offensiva. Al minuto 32 Mkhitaryan sforna il suo assist al bacio e Zaniolo lo perfeziona con una finta intelligente, permettendo ad Abraham di agganciare in mezzo all’area: impossibile mancare la porta.
Cancellato un penalty prima concesso per fallo netto di Buongiorno su El Shaarawy, dopo cinque minuti di consultazioni annullato per un millimetrico fuorigioco di rientro di Abraham. Nella ripresa si ripete il copione della prima parte. I cambi di Juric non sortiscono l’effetto sperato per l’organizzazione difensiva di una Roma tosta, determinata a difendere i tre punti in attesa di far visita al Bologna e di ricevere poi l’Inter nel match di Mourinho contro il suo eroico passato nerazzurro.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – N. Cecere