Tammy Abraham, per il momento, sembra essere il paradigma delle potenzialità non ancora del tutto espresse. Ad oggi, pare denunciare un po’ la mancanza di quel “killer instinct” che distingue un buon attaccante da una stella. Se però fino a questo momento il suo bottino in campionato è al di sotto delle aspettative – così come lo è, peraltro, il cammino della squadra di Mourinho – in Conference League le stesse reti gli garantiscono l’assoluzione, visto che in Coppa ha segnato un gol ogni 58 minuti, mentre in Serie A uno ogni 322. In Conference comunque, complice anche la debolezza delle avversarie, Abraham ha segnato 4 reti in 5 partite giocate. Le sue “vittime” sono state proprio il Cska Sofia – avversario di domani – e lo Zorya. Nell’elenco manca (purtroppo) il Bodo Glimt, sorprendente capolista del girone.
Se però i norvegesi domani dovessero fare harakiri contro gli ucraini (perdendo o pareggiando), battendo i bulgari in trasferta la Roma potrebbe operare il sorpasso proprio all’ultima giornata del girone, onorando quel pronostico “da capolista” che appariva scontato subito dopo il sorteggio di agosto. In ogni caso la fiducia che lo Special One nutre nei suoi confronti è smisurata. Due indizi su tutti. Primo: nonostante nel Chelsea avesse solo un ruolo di rincalzo, è stato il portoghese a convincerlo ad accettare la sfida giallorossa. Secondo: la frase che ha pronunciato subito dopo la disfatta con l’Inter, in cui Tammy mancava per squalifica: «Avevamo un potenziale offensivo praticamente nullo»
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini