Presente. A prescindere e sperando che non debba mai fare una telefonata allo staff medico. Perché Rick Karsdorp, insieme a Mourinho, è il primo a sapere che, se si volta, alle spalle, come alternativa, vede il viso di un simpatico americanino che però, ogni volta che è andato in campo, tutto ha fatto meno che convincere. Per la fascia destra c’è lui, il resto è tutto un quiz.
Dove la risposta, come detto, non è Reynolds, semmai un Ibanez adattato come è accaduto contro l’Inter causa squalifica dell’orange (colpevole peraltro per quello sciocco cartellino giallo preso a Bologna al termine della partita). Ma il brasiliano, pur con tutta la buona volontà, non può rappresentare neppure una minima garanzia a tutta fascia. Non è il suo mestiere, può essere una toppa, ma con il rischio che si strappi alla prima occasione (come è accaduto di fronte a Perisic).
Quindi, Karsdorp presente. In campionato ne ha saltata soltanto una per squalifica, appunto quella contro l’Inter. In Conference un paio, in trasferta sul campo dello Zorya e a Bodo, ma solo perché Mourinho con l’obiettivo di cercare di gestirlo, non lo aveva neppure convocato per non correre il rischio di avere la tentazione di mandarlo comunque in campo. Tolto Rui Patricio, l’olandese è il terzo giocatore per minutaggio più utilizzato dallo Special One (una manciata di minuti più di lui l’hanno giocata Mancini e Ibanez).
Se all’orange arrivato per un’intuizione (strano) del senor Monchi dal Feyenoord in cambio di sedici milioni nell’estate del 2017, gli avessero detto, un paio di anni fa, che sarebbe diventato un giocatore imprescindibile per la Roma, si sarebbe fatto una grassa risata. Perché tutti ricorderete che i suoi primi (e pure secondi) passi da queste parti non è che indussero allo sfrenato ottimismo. Prima ci furono prolungati e ripetuti problemi fisici a frenarlo, poi le conseguenti difficoltà a tornare il giocatore che a Rotterdam aveva festeggiato uno scudetto da protagonista di un Feyenoord che dopo non si è più rivisto.
Si pensava che la sua avventura in giallorosso, dopo un prestito andata e ritorno sempre al Feyenoord, fosse destinata a un definitivo divorzio. E invece Paulo Fonseca lo convinse a rimanere, gli garantì fiducia e l’olandese lo ripagò con un ritorno in copertina che per lui ha voluto dire anche un meritato prolungamento contrattuale fino al trenta giugno del duemilaventicinque.
Meglio così, ma è chiaro che entro tempi più che brevi, Pinto e la Roma dovranno garantire a Mourinho e a Karsdorp un altro esterno destro basso in grado di entrare in concorrenza con l’orange, per consentire al tecnico di poter pensare di far tirare il fiato all’olandese. Del resto non è un mistero che al direttore sportivo giallorosso, quando qualcuno domanda quale sia la prima priorità per il prossimo mercato di gennaio, la risposta è un difensore esterno.
Tutto il reparto scouting da settimane è al lavoro alla ricerca dell’uomo giusto da affiancare all’orange che non può fermarsi mai. Uomo giusto per età, qualità, costo, possibilità di prenderlo se possibile anche in prestito con un diritto di riscatto. Sull’agenda di Tiago Pinto c’è una serie di nomi per il ruolo di vice Karsdorp. E, ovviamente, ce ne è uno in testa alle preferenze. Il nome è quello del portoghese Diogo Dalot, classe 1999, contratto in scadenza con il Manchester United nel giugno del duemilavenitrè, giocatore che volle proprio Mourinho quando sedeva sulla panchina dei Red Devils (ultimo allenatore con tre coppe a vincere sulla panchina che per oltre venti anni è stata di sir alex Ferguson).
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FONTE: Il Romanista – P. Torri