Se la prende con gli arbitri. E un po’, ma meno, con la squadra. Mourinho divide le colpe e sottolinea quelli che, a suo giudizio, sono stati errori che hanno penalizzato la Roma: «Per parlare di problemi tecnici da parte nostra – attacca il portoghese – devo anche parlare dell’arbitro e del Var, perché ancora non mi è arrivata nessuna immagine dove si vede chiaramente che quello fischiato al Milan nel primo tempo è rigore. Si nota il movimento di Tammy che allarga il braccio ma non un contatto netto. Aureliano era a casa ma sicuramente avrebbe voluto stare qui, visto che è stato lui a fermare il gioco. Il Var deve stare tranquillo, zitto, bersi un the o una birra e lasciare andare la partita. Se invece vuoi fare il fenomeno chiami l’arbitro, che non ha avuto la personalità. A San Siro contro il Milan vai al monitor, noi siamo piccolini. Ho parlato adesso con Chiffi e gli ho chiesto la clip dell’episodio per vedere il rigore, perché i miei analisti non riescono a trovare una ragione… Se paragoni questo fallo agli episodi di Zaniolo e di Ibañez, o li dai tutti e tre o non ne fischi nessuno. Se fosse per me non lo sarebbe nessuno, ma lui ne ha fischiato uno. A livello arbitrale siamo sempre noi quelli sfortunati. Sono alla Roma da 6/7 mesi e mi sto abituando, ma è una cosa a cui non ci si deve abituare».
All’ennesimo sfogo contro gli arbitri stavolta Mourinho aggiunge critiche ai giocatori: «Avevo capito tutto fin dall’inizio… Ma non voglio nascondere che a livello tecnico abbiamo fatto una gara di qualità globalmente bassa. Siamo rimasti sempre in partita fino al momento del rosso a Karsdorp, ma a livello tecnico troppi errori di base: se guardiamo i gol subiti perdiamo palla con una facilità tremenda».
Poi un altro messaggio che sa di resa anticipata sulle ambizioni stagionali. «Siamo dove ci porta la nostra qualità: una squadra media che poteva avere anche 3-4-5-6 punti in più. La prossima partita ovviamente sarà dura. Cerchiamo di migliorare i nostri limiti anche in questo mercato, vediamo se è possibile chiudere qualcosa prima della gara con la Juve anche se i nuovi giocatori possono allenarsi con noi solo un giorno». Infine rivela che «ho avuto tre anni fa la proprietà del Milan che mi voleva e dopo tre giorni ho deciso di no, mi fa un piacere tremendo aver preso quella decisione. Sono un professionista ma esiste spazio per la passione e l’antagonismo».
FONTE: Il Tempo – A. Austini