Era il tempo dei televisori in bianco e nero, dei Beatles e degli elettrodomestici che incantavano nel nostre mamme e poi di gradevolissimi film chiamati “Carosello”, girati da maestri del cinema. Veri e propri capolavori, con slogan intramontabili. Tra quei fulmini magistrali, spiccava quello di un pistolero “Miguel son sempre mi!”.
Incredibile a dirsi ma trascorsi cinquant’anni il tormentone ha risuonato ancore nelle nostre orecchie, vedendo una partita di calcio. Così è stato dopo la trasferta rognosetta (seppure sia finita due a quattro) sul difficile campo dell’Empoli di Andreazzoli. Un sobbalzo al nome di lui: Miguel Oliveira.
Al centro della giostra era quel lusitano disinvolto e ardito con movenze da giocatore vero: Sergio Miguel Pereira Oliveira, professione centrocampista. Finalmente centottanta centimetri per settantadue chili che con eleganza e austerità indossavano la casacca giallorossa, facendo a tratti ammattire gli avversari con soluzioni semplici.
Professionista esemplare, è un destro naturale che può anche assumere compiti di regia ma è stato, avendo buona gamba, chiamato spesso a fare la mezzala, e richiamato a ragione a compiti di copertura. Ottimo su rigore come sulle punizioni. Egli sovente da lì dove si renda necessario calibrare il sistema difensivo, posto magari nel mezzo da mediano a protezione della difesa. Può dare tantissimo in autostima e carattere alla squadra. Lui lo sa, può ottenere la sua consacrazione definitiva proprio all’ombra del Colosseo.
FONTE: Il Corriere dello Sport – U. De Vita