Picconate. Una dietro l’altra. Successe dopo il vergognoso 6-1 inflitto ai giallorossi dal Bodo Glimt, in seguito alla clamorosa rimonta casalinga subita con la Juventus e dopo la recente eliminazione in Coppa Italia con l’Inter. Sono le parole di José Mourinho, picconate appunto, che mirano alla costruzione di un futuro giallorosso migliore del presente. Mou ha fatto capire a chiare note come questa sia una squadra se non da rifondare, sicuramente bisognosa di un profondo restyling.
Ci vorranno almeno due pedine titolari (un difensore centrale dominante e l’attesissimo regista) e magari qualche altro giocatori importante che allunghi la rosa sia sugli esterni sia davanti, in attacco, dove Mkhitaryan potrebbe non rinnovare e salutare. Il problema, però, è che dopo l’ennesimo sfogo di Mourinho il valore anche di quelli con cui la Roma potrebbe fare cassa è destinato a scendere. Parliamo dei vari Ibanez, Kumbulla, Veretout, Diawara, Perez e Shomurodov. Questi sono quelli di cui Tiago Pinto si priverebb per fare cassa e reinvestire su giocatori più forti e più funzionali.
Mourinho, però, vuole andare avanti con il suo progetto, quella delle ricostruzione. E anche per questo quando serve usa proprio il piccone, per colpire al cuore del problema. Consapevole, tra l’altro, di avere in questo momento un potere mediatico e societario senza eguali nel passato giallorosso. La tifoseria è compatta con lui, lo adora a prescindere. E quando arrivano le picconate lo ama anche più di prima. E anche dentro Trigoria, nonostante ci sia chiaramente insoddisfazione per i risultati attuali, nessuno si è mai messo in testa di mettere in dubbio la sua leadership e la sua guida tecnica. I Friedkin, Tiago Pinto e Mourinho sono sulla stessa barca, ma vogliono continuare a navigare insieme, consapevoli che il tecnico è la luce di ogni cosa e che il progetto triennale è solo all’inizio.
Fonte: La Gazzetta dello Sport