Sergio Oliveira sapeva che la sua nuova avventura non sarebbe stata tutta rose e fiori come è cominciata, sapeva che sarebbe servito il massimo sforzo per aiutare la Roma a trovare la propria identità, per uscire da un tunnel di risultati altalenanti che l’hanno fatta vivere in penombra i primi mesi di stagione.
Il lavoro per aiutare la squadra ma anche per non venire risucchiato dal vortice di negatività che sta avvolgendo alcuni giocatori, scarichi dalle energie fisiche e mentali per un campionato che fin qui non ha dato i risultati sperati. Del resto Oliveira è stato chiamato da Mourinho proprio per questo, per riuscire con la sua qualità e la sua personalità a tenere la nave a galla, anzi, ad aiutare la Roma a uscire dalla tempesta e ritrovare la rotta per navigare finalmente in acque più calme. Non da marinaio, ma come uno dei timonieri del gruppo.
Lo ha fatto nelle sue prime partite alla Roma, con due gol e un assist in due partite, poi prestazioni di livello ma sempre a corto di ossigeno per i troppi straordinari in mezzo al campo. Mourinho gli ha affidato le chiavi del reparto dove è l’unico titolare inamovibile, ma chiaramente non può fare tutto da solo e i suoi sforzi continui lo hanno costretto anche a un calo del rendimento soprattutto nel secondo tempo.
Nelle ultime tre partite contro Genoa, Inter e Sassuolo il portoghese è stato sempre sostituito prima degli ultimi venti minuti di gara, troppo stanco e poco lucido per riuscire a essere ancora d’aiuto. Su questo sta lavorando a Trigoria, per trovare la condizione migliore e la forma perfetta per riuscire a reggere in novanta minuti anche sotto stress. Non è il regista che tanto chiedeva Mourinho, ma Oliveira è quel giocatore che per qualità e personalità può garantire prestazioni di livello alla squadra per ritrovare la vittoria che manca ormai da tre partite.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi