I numeri stagionali della Roma e la narrazione che generano, infatti, sono difficilmente sovrapponibili. La squadra di José Mourinho ha 9 punti in meno rispetto a un anno fa. Se la guida tecnica non avesse la storia calcistica dello Special One, a questo punto staremmo già parlando di rischio esonero e vari corollari. Invece, la stragrande maggioranza dei tifosi della Roma – di sicuro quella “rumorosa” di radio e social – continua ad avere piena fiducia su Mourinho, anche se nessuno si sarebbe aspettato di vivere una stagione così travagliata.
Ovvio che per una proprietà silente ma solvente – sono 534,8 i milioni investiti finora nel club dalla famiglia Friedkin – avere un grande comunicatore come Mourinho può essere un formidabile ombrello, utile a difendere un progetto previsto su base triennale. A Trigoria, però, che non si nascondono che il gran seguito popolare dello Special One può avere un effetto boomerang.
La strategia mediatica del portoghese, infatti, ha avuto finora due soli bersagli: gli arbitri “nemici” e la squadra modesta. Se sul primo fronte gli attacchi al Palazzo sono tollerati, i giocatori rappresentano gli “asset” con cui costruire il futuro in due modi: confermandoli o vendendoli per reinvestire. La “svalutazione” mediatica, perciò, non agevola il lavoro di Pinto, che peraltro in estate ha avuto a disposizione il budget più alto della Serie A.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini