Gli acquisti e le cessioni riconducibili a tali operazioni in quasi tutti i casi sono stati effettuati a valori non congrui”, queste le parole con cui si conclude la relazione dei procuratori federali che hanno indagato sul caso plusvalenze. Ma in alcuni casi la circostanza sarebbe aggravata dal fatto che tale meccanismo avrebbe permesso “di ottenere la licenza nazionale in assenza di requisiti normativi”. Si tratta delle situazioni di Pescara, Pisa e Parma, diversa e più grave dunque da quella in cui verserebbero società come Juventus, Sampdoria, Genoa, Napoli, Empoli, Pro Vercelli, Novara e Chievo.
Le memorie difensive dei club interessati, ancora da presentare, potrebbero addirittura portare all’archiviazione. Ma colpisce il modo chirurgico con cui si smontano i valori iscritti a bilancio dalle società. Secondo la relazione, tanto per fare alcuni dei casi più eclatanti, Rovella (dalla Juventus al Genoa) non valeva 18 milioni ma 6, Moreno Taboada (Juve-Manchester City) e Portanova (Juve-Genoa) 2 e non 10, Audero (Samp–Juve) 13 e non 20, Palmieri 100mila euro e non 7 milioni (Napoli-Lilla). E non si esclude il coinvolgimento di altre questioni: il riferimento è all’indagine ‘Prisma‘ di Torino e quella della Procura di Milano, che sta approfondendo il filone Inter.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – F. Della Valle / V. Piccioni