Cos’è la vita d’atleta? Elevata conoscenza delle regole, massimo ascolto e massimo rispetto del proprio corpo, corretta interpretazione della realtà, che sia dilettantismo o professionismo. Se poi c’è anche il talento, meglio. Ma prima occorre altro: occorre definire il perimetro.
Cosa manca alla Roma? Parecchia roba. Stando ai fatti, recenti e meno recenti, sino alla messa fuori rosa di Felix, manca anzitutto una struttura in grado di prevenire le alterazioni individuali allo schema di base: qualcosa che faccia capire ai calciatori, senza forzature, quanto sia affascinante ottenere risultati attraverso un percorso rigoroso.
Ci vuol poco per passare dal collegio all’anarchia. Felix avrà avuto davanti a sé cattivi maestri nascosti dietro la maschera dell’amico da emulare. Quando si perde la rotta, comincia a sfuggire l’obiettivo comune. E se sbarella l’idea di far parte di un gruppo che punta compatto verso una sola direzione, è normale che presi uno per uno i dipendenti di una società di calcio finiscano per decidere ognuno per sé, immaginando di non creare complicazioni.
Possibile che Totti non sia un esempio? Come fece a tener duro sino a quell’età? Con l’applicazione, la motivazione, le rinunce. Lui può dirci cosa si prova, cosa sia mai quel senso di pace che arriva quando fai a meno di una cosa per guadagnarne altre.
Sembra che alla Roma, storicamente, certi concetti fatichino a passare. Si dice che spesso un giocatore viene a Roma attratto dalla potenziale dolce vita. Pare una semplificazione. Ma forse non lo è. Quando vediamo Mourinho punire Felix, vuol dire che i buoi sono già scappati dalla stalla. Un rimedio tardivo che colpisce il più vulnerabile. Sarebbe stato meglio controllare e sanzionare prima.
FONTE: La Repubblica – E. Sisti