Dalla A di Abraham alla Z di Zaniolo. Nicolò contro l’Atalanta ha chiuso letteralmente il cerchio, spazzando via dieci giorni di chiacchiere con una prestazione totale. E non soltanto per l’assist da tre punti, una perla di rara bellezza sia per lo stop al volo sia per il tocco delicato che ha liberato in area l’amico Tammy, talmente soddisfatto del passaggio da correre verso di lui per baciarlo dopo aver segnato.
Nei 75 minuti – giocati senza maschera, pensata nei giorni precedenti per proteggere il viso dopo la piccola frattura al setto nasale – Zaniolo ha speso tante energie in fase di non possesso, ma non ha mai smesso di essere lucido con il pallone tra i piedi. La sua presenza è stata una spina nel fianco per la difesa di Gasperini, che non ha mai trovato le contromisure per arginare i gemelli del gol.
Zaniolo da due partite fa parlare solamente il campo: in Liguria ha conquistato il rigore decisivo partendo dalla panchina (ci ha messo la faccia, nel senso più concreto del termine) e sabato ha ispirato i compagni, prendendosi gli applausi convinti di Ryan Friedkin nel momento della sostituzione.
Tutto questo davanti a Roberto Mancini, una sorta di padre calcistico, che dalla tribuna dall’Olimpico ha potuto apprezzare una delle migliori versioni del suo pupillo: meno esplosiva, ma decisamente più matura dal punto di vista tattico.
Il Ct della Nazionale lo convocherà certamente per i playoff Mondiali di fine marzo. Diventare centrale in azzurro e continuare a trascinare i giallorossi sono gli obiettivi prioritari; poi, insieme all’agente Vigorelli, a fine stagione il calciatore incontrerà Pinto per discutere il rinnovo. La volontà comune è di proseguire insieme.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota