Dieci partite, tante ne mancano al termine del campionato, per inseguire un sogno: la Champions League. La vittoria contro l’Atalanta ha rilanciato le ambizioni della Roma, che ora guarda alla classifica con maggiore ottimismo rispetto a quanto non facesse una decina di giorni fa: le vittorie contro la formazione di Gasperini e lo Spezia hanno riportato i giallorossi a meno 6 dal quarto posto della Juventus e alla pari con i nerazzurri, che hanno però una partita da recuperare.
A guardarsi indietro la lista delle occasioni perse e dei rammarichi è parecchio lunga: al netto dei tanti episodi arbitrali per cui Mourinho e Pinto si sono spesso lamentati, delle occasioni sprecate in partite sulla carta abbordabili come col Venezia, col Genoa o con la Sampdoria, ai giallorossi sarebbe bastato vincere lo scontro diretto con la Juventus del 9 gennaio per trovarsi a pari punti con i bianconeri al quarto posto. Una partita che la Roma aveva in pugno, in vantaggio per 3-1 a venti minuti dalla fine, ma che è riuscita a perdere subendo 3 gol in 7 minuti.
Da quel momento in poi, però la squadra di Mourinho ha cambiato marcia in campionato ottenendo 4 vittorie (Cagliari, Empoli, Spezia e Atalanta) e 3 pareggi che l’hanno riportata a ridosso del quarto posto. Raggiungerlo sarebbe un’impresa, ma qualche motivo per crederci Mourinho ce l’ha. La rinnovata solidità difensiva, ad esempio: nelle sette partite giocate dopo la Juventus, Rui Patricio ha mantenuto per quattro volte la porta inviolata Un altro elemento di speranza riguarda la condizione fisica: la Roma vista contro l’Atalanta (e con lo Spezia) è una squadra che ha finito in crescendo.
A questo bisogna aggiungere un ritrovato spirito di gruppo, testimoniato dalle parole di Mancini (“Dopo la gara col Verona ci siamo guardati e ci siamo detti che dovevamo cambiare atteggiamento”), e una rosa allungata anche dalla crescita dei giovani come Zalewski e Bove. Abraham si sta rivelando un marcatore da squadra top: sono 20 i gol in stagione, 9 nelle ultime 11 in campionato.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini