Dalle stelle alle stalle nel giro di una settimana. E non è la prima volta. Roma da applausi contro l’Atalanta; Roma da schiaffi in casa dell’Udinese. La squadra di José Mourinho viaggia sistematicamente sospesa tra il bene e il male.
Raramente domina l’avversario; raramente viene dominata dall’avversario. Una squadra indefinita, a voler essere severi. Una squadra (ancora) in costruzione, a voler essere generosi. Di certo, una squadra non affidabile. Vietato cullare certezze sul suo conto. Vietato dare qualcosa per scontato.
Quando ti aspetti il definitivo salto di qualità, ecco l’ennesima delusione. Sul piano della prestazione, soprattutto. Scintillante contro l’Atalanta; deprimente a Udine. Alti e bassi, o viceversa, a ritmo costante. Anche all’interno della stessa partita.
I numeri, del resto, sono espliciti: il gruppo di Mou in campionato ha vinto quattordici partite e sette volte volte l’ha fatto con il minimo scarto; ha perso nove gare ma soltanto in due occasioni senza uno scarto minimo. Questo vuol dire che il risultato non è stato quasi mai vicino a un’unica soluzione. Verdetto in bilico, quasi sempre.
Chi sostiene con forza che la squadra non abbia un gioco riconoscibile ha le stesse certezze di quanti sostengono a muso duro il contrario. La Roma generosamente accontenta tutti, a turno. Non dà punti di riferimento certi, consolidati, fissi.
Tutto è buono, tutto ha una sua logica: le critiche e/o gli elogi non sono mai gratuiti, hanno sempre un perché. E il tutto, in questi casi, certifica l’instabilità, la precarietà della squadra. Meglio non esaltarsi o arrabbiarsi più di tanto, perciò. Non ne vale la pena, tanto la prossima partita cambia tutto. Forse.
FONTE: La Repubblica – M. Ferretti