Ma era o non era un marziano quello sbarcato nella Capitale all’inizio di luglio dello scorso anno? Perché meravigliarsi, quindi, se ‘sto marziano ha cominciato ad allenare anche i tifosi? Come accaduto l’altra sera all’Olimpico durante il derby. Mou ha capito che poteva farlo. Che doveva farlo, anzi. Perché Roma è bella, e certe volte lo è ancora di più, però secondo il portoghese deve esserci un tempo per tutto, anche per lasciarsi andare alla gioia.
Bisogna saper cogliere l’attimo. Mai prima, mai (troppo) dopo. Per migliorare gruppo e rendimento, teorizza Mou, occorre saper gestire le emozioni, trasformandole in energia positiva. Serve usare la testa. Sempre. E anche i tifosi devono essere in grado di farlo. Devono partecipare.
(…) Di solito, un allenatore spinge la propria gente a incitare sempre e comunque la squadra; Mourinho invece si è inventato il tifo a tempo. Anzi, a tempi. Adesso sì, adesso no. Un po’ più forte, ora un po’ più piano. Come un direttore d’orchestra. Come un marziano, verrebbe da dire.
FONTE: La Repubblica – M. Ferretti
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