Noi saremmo anche stufi di scrivere, e voi di leggere, intorno a Nicolò Zaniolo. Di inseguire le ombre e le maree alternate che gli scorrono in viso, di registrare accordi e disaccordi sul suo gioco – della vita privata non ci curiamo granché, passiamo dantescamente senza neppure guardare -, di compulsare i profili social per scoprire chi ha introdotto nel suo mondo o a chi ha messo la museruola digitale. Lasceremmo perdere, ma sarebbe una fuga dalla realtà.
La realtà è che Zaniolo rappresenta per la Roma una risorsa tecnica a cui non si rinuncia, e se poi José Mourinho decide invece di rinunciarci lo fa con il cuore pesante, dato che anche i vecchi squali di panchina hanno un cuore e soprattutto hanno la percezione di quanto possa costare alla loro stessa reputazione una puntata al buio. Eppure Mourinho lo ha fatto e probabilmente lo farà ancora. (…)
Zaniolo non è un uomo qualunque e dove lo metti modifica spazio, tempo e gravità con il suo talento. Tuttora in costruzione, ma di certo talento. Anche se non riesce più a farlo fruttare. Non con la necessaria regolarità. Zaniolo sta in quell’aggancio e tocco laterale, un solo movimento lieve come una brezza tra i salici, che carica il compasso di Abraham contro l’Atalanta. E sta pure nella testardaggine di cercarsi, controvento e controcorrente, per mezza vacua partita con la Turchia.
FONTE: Il Corriere dello Sport – M. Evangelisti
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