Inutile girarci intorno: se c’è una cosa che la Roma ha da Champions League è senz’altro il pubblico. Caldo lo è sempre stato, ma adesso è tornato ad essere quello che è stato per quasi un secolo: numerosissimo. In fondo, la cartina di tornasole da tutto questo è dato proprio dal doppio match che attende i giallorossi nel giro di cinque giorni, ovvero Salernitana (ultima in classifica) e Bodo Glimt (non proprio un club europeo di prima fascia).
Ebbene, in due incontri sugli spalti sono attesi circa 135.000 spettatori: 65 mila per la gara di campionato e 70 mila per quella di Conference League. Se escludiamo i big match e le partite di addio di Totti e De Rossi, sarà la partita dei giallorossi con più pubblico dalla stagione 2001-02, cioè quella del post-scudetto.
Con queste premesse, non sorprende che la classifica degli spettatori media, alla scorsa giornata – cioè senza le 3 gare di ieri – la Roma sia al secondo posto dietro solo alla capolista Milan, davanti cioè anche alla squadra nerazzurra di Simone Inzaghi, al Napoli di Spalletti, alla Lazio di Sarri e alla Juventus di Allegri. Andare alle radici del fenomeno è tutto sommato abbastanza semplice. Innanzitutto la stagione sta godendo dell’effetto Mourinho.
Ma c’è anche altro. La voglia di esserci della gente dopo due anni di pandemia è una dato da non sottovalutare e (soprattutto?) la politica dei prezzi portata avanti dalla dirigenza. Questo significa delle scelte assolutamente favorevoli per i tifosi. Se qualche anno fa l’obiettivo era vendere a prezzi abbastanza alti a fronte di risultati non proprio esaltanti, stavolta i Friedkin e il reparto biglietteria-marketing hanno deciso di mettere le esigenze dei romanisti al primo posto.
Perciò hanno aperto la campagna abbonamenti appena possibile (23 mila le tessere staccate) a prezzi competitivi, hanno gestito bene la capienza ridotta nei settori più popolari e hanno incentivato le presenze allo stadio con una politica dei costi adeguata anche al periodo storico che stiamo vivendo. Non solo: all’Olimpico si respira un’aria diversa grazie anche alla scelta (suggerita da Mou e avallata dal general manager Tiago Pinto) di mettere l’inno “Roma Roma Roma” con la squadra già in campo.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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