Chi lo avrebbe mai detto. Giocarsi l’accesso a una semifinale europea contro una squadra norvegese, dovendola battere al quarto tentativo dopo aver fallito i primi tre, per spazzare via in un colpo solo sconfitte, veleni e il brutto ricordo di una rissa. La Roma è chiamata alla rimonta stasera nel ritorno dei quarti di Conference League: nell’Olimpico di nuovo tutto esaurito (settore ospiti a parte), bisogna battere il Bodo Glimt con almeno due gol di scarto. E un’eventuale vittoria di misura, con qualsiasi punteggio, porterebbe la sfida ai supplementari e agli eventuali rigori. Chi passa troverà la vincente tra Psv Eindhoven e Leicester.
Stasera non c’è il Barcellona di fronte, tantomeno il Liverpool o un’altra grande d’Europa, ma sarà comunque una di quelle notti da ricordare. Nel bene o nel male. I giallorossi possono qualificarsi alla terza semifinale di una competizione Uefa in cinque stagioni e avvicinarsi a quel sogno di vincere un trofeo dopo 14 anni. Non c’è quindi figura carismatica migliore di Mourinho a cui aggrapparsi, lo fanno i romanisti e lo fanno i giocatori, chiamati a cancellare in una gara sola l’umiliazione di un 6-1 subìto al Circolo Polare Artico e il mancato riscatto nelle due sfide successive.
«Siamo più bravi – dice senza paura il tecnico romanista – mi aspetto di vincere e di andare in semifinale. Con tutto il rispetto per il Bodo, che è un rivale difficile, pensiamo di vincerla. Abbiamo tutti i giocatori a disposizione, avremo 11 titolari motivati, una panchina piena di qualità e ci sarà un pubblico incredibile».
Mourinho punta forte sull’effetto-fomento dello stadio. Si sente il re del suo popolo e lo carica: «Mi faceva effetto anche quando c’era il 50% di capienza fare il percorso tra Trigoria e l’Olimpico e vedere le persone per strada. È la passione dei tifosi per il club che alleno, per questo diventano i miei club anche se non sono nato qui. Ora non ci stiamo giocando lo scudetto, la gente viene allo stadio per pura passione. Purtroppo non gioco, non sono lì dentro».
Sul piano partita spiega che «non abbiamo bisogno di fare un cambio “drammatico” nella dinamica della partita, basta un gol per pareggiare la differenza. Non abbiamo alcuna sorpresa tattica da presentare, ma dobbiamo andare forte. Se mi chiedete se ci siamo allenati ai rigori, dico di sì. Se mi chiedete se voglio andare ai rigori, dico no, non voglio andarci».
Inevitabile un passaggio sulla panchina di «bad boys» che lui guida, tra cartellini, squalifiche, risse e polemiche. «Utilizzo uno dei principi più vecchi della propaganda: una bugia che viene continuamente ripetuta può diventare una verità per la gente. Ma sarà sempre una bugia» dice Mourinho riferendosi a chi accusa lui e il suo staff di essere troppo esagitati. Oggi mancherà Nuño Santos. E per tutti gli altri sarà davvero difficile contenere le emozioni. Sperando che quella finale sia una gioia piena.
FONTE: Il Tempo – A. Austini
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