Quindi adesso se in un mondo alla rovescia qualcuno si chiedesse, romanescamente, “…ma che Zaniolo s’è bevuto er cervello?”, non ci sarebbe nulla da obiettare. In effetti è uno spazio eccessivo quello che separa i due Zanioli e con loro le due Rome.
Prima di giovedì sera sapevamo che i ragazzi giallorossi, specie alcuni, erano capaci di bellezze inusitate. Solo che si prestavano raramente. Adesso c’è di mezzo la serata del Bodø, che non è poca cosa.
Prima di giovedì mai Zaniolo s’era offerto a mostrare le sue abilità, di cui nessuno aveva mai dubitato, concentrandole in pochi minuti. Il tutto immerso in un sistema finalmente compiuto dall’inizio alla fine. Il punto tuttavia rimane: quanto la Roma e Zaniolo al seguito sono disposti alla continuità, che nel calcio è sinonimo di qualità?
Nonostante la sua inclinazione a mimetizzarsi e a impigrirsi, la Roma ha dimostrato di avere la qualità per tenere in piedi lo spettacolo per novanta minuti, facendosi beffe delle chiacchiere da bar delle grandi speranze (disilluse).
A Napoli la Roma penserà a Oshimen ma anche a Maddison, a Dzeko ma anche a Thielemans a Milano, se Vardy non recupera. Sereni in campionato, spietati in coppa. Con uno dei due Zanioli in campo, possibilmente quello buono, cioè il giovanotto che crede soltanto nel proprio presente, e con quelle verticalizzazioni poetiche, è inutile girarci intorno: si può fare.
FONTE: La Repubblica – E. Sisti
https://youtu.be/D_v8VlJcHzc